‘E’ molto probabile’ che da lunedì prossimo Torino e tutto il Piemonte entrino in zona rossa. Ad affermarlo, ieri, in un’intervista a Radio Veronica One, l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi. “Il rischio è piuttosto concreto”. Ha spiegato “Ci avviciniamo ai 250 positivi ogni 100 mila abitanti, la soglia che fa scattare la zona rossa”.
“Questa contagiosità molto elevata della variante inglese sta facendo aumentare in modo molto significativo i casi”. Questa sera si avranno i primi dati, domani la Regione sarà in grado di dare una proiezione in attesa del report dell’Istituto superiore di Sanità previsto verso il fine settimana.
Verso la zona rossa, il bollettino di ieri
Registra 1.214 nuovi casi di persone risultate positive, pari al 9,9% dei 12.298 tamponi eseguiti (di cui 6.375 antigenici). Dei 1.214 nuovi casi, gli asintomatici sono 409 (il 33,7%). Ancora in aumento i ricoveri: 15 in terapia intensiva rispetto a domenica (ora sono 217) e 55 nei reparti in area non critica (il totale ora è 2.371). Sedici i morti.
Anche Torino in zona rossa: l’aumento della pressione ospedaliera
In forte aumento anche la pressione ospedaliera ‘Siamo a circa 2 mila ricoverati e 200 in terapia intensiva. Ha ricordato l’assessore. Le misure più restrittive servono a ridurre i contagi e ad evitare di arrivare di nuovo agli oltre 5 mila ricoveri che abbiamo avuto in passato. L’unica cosa da fare è stringere e adottare misure più rigorose per evitare i contagi, tenendo conto che questa è una variante molto più contagiosa’.
I vaccini
Sul tema vaccini, ha spiegato Icardi. ‘Ad oggi abbiamo 136 hot spot già aperti in tutta la regione, ne apriremo sicuramente un altro a Torino e faremo anche degli hot spot mobili nei vari comuni, nelle valli, proprio per dare maggiore possibilità e capillarità alla vaccinazione”. E aggiunge “al momento siamo la terza regione come numero di vaccinazioni in Italia”.
Il problema vero della campagna vaccinale resta l’approvvigionamento di dosi. “Se ce ne danno di più – ha concluso Icardi – ne facciamo di più, utilizzando anche quella grande forza che abbiamo a disposizione che sono i medici di medicina generale”.