(Adnkronos) – "Nessun tentennamento nel sostegno" all'Ucraina ma "non siamo dei guerrafondai". Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando alla platea dei giovani di Confindustria, a Rapallo. "I rischi di una terza guerra mondiale possono aumentare se ci sono scelte velleitarie, basta un piccolo errore per provocare conseguenze nefaste. Noi – ha sottolineato – siamo fermissimi nel difendere l'Ucraina ma anche fermissimi nel difendere la pace. Questo è quello che vuole il popolo italiano".  "Noi non abbiamo mai fatto mancare il nostro aiuto e sosteniamo in maniera incondizionata l'Ucraina – ha detto Tajani – Non siamo una potenza militare: noi mandiamo tutto ciò che possiamo… Stiamo per inviare un altro pacchetto, è questione di settimane. Siamo al lavoro. Come sempre viene informato il Copasir". Il leader di Forza Italia ha quindi ribadito: "Noi non manderemo neanche un soldato italiano a combattere in Ucraina perché non siamo in guerra con la Russia. Noi non autorizziamo l'uso di armi italiane fuori dai confini dell'Ucraina". Inoltre, "nessun problema a togliere il segreto sulla fornitura di armi all'Ucraina, ma poi bisognerà evitare speculazioni". Parlando del Medio Oriente, il titolare della Farnesina ha detto che "fughe in avanti" sul riconoscimento dello Stato palestinese "non servono alla pace". "Noi sosteniamo l'Autorità nazionale palestinese che non ha niente a che vedere coi terroristi di Hamas, con i quali non vogliamo avere nessun confronto", ha proseguito il ministro degli Esteri. "Nessuno – ha rimarcato Tajani – può togliere ai palestinesi il sogno di avere uno Stato". Poi i conti pubblici. “La situazione dell’economia reale è molto positiva – ha sottolineato il vicepremier a margine – Vista in rapporto ad altri Paesi siamo soddisfatti, ma non basta, bisogna fare ancora di più”. “Dobbiamo avere una politica industriale che permetta la competitività del Paese, bisogna aumentare l’export. Già i risultati sono lusinghieri, ma bisogna fare di più, aiutare le imprese abbassando la pressione fiscale e riducendo la burocrazia”, ha aggiunto Tajani, sottolineando che “un segnale importante il governo l’ha dato tagliando il cuneo fiscale".  "Purtroppo in Europa tutti pagano meno tasse sul lavoro rispetto all’Italia e tutti pagano meno sui guadagni delle imprese, quindi bisogna arrivare a un’armonizzazione fiscale, eliminando i paradisi fiscali. E poi c’è da favorire nuovi investimenti e questo si fa riducendo il fardello burocratico e facilitare la nascita delle imprese e degli investimenti”, ha sottolineato ancora. Sui conti pubblici “c’è da lavorare, risanarli, ridurre la spesa, ci sono troppi sprechi. Lì bisogna essere molto seri. Ci sono stati degli errori per mancanza di controllo sul superbonus. E la mancanza di controlli sul superbonus ha provocato certamente danni ai conti dello stato".  "Bisogna intervenire e invertire la rotta ma, l’ho detto sempre, con provvedimenti che non siano retroattivi – ha spiegato – Per quanto mi riguarda la soluzione è la riduzione della pressione fiscale per favorire la crescita. Abbiamo bloccato la tassa sullo zucchero, fermato il redditometro, e vogliamo lavorare anche a livello europeo perché si possa incidere sulla politica ambientale, pericolosa perché c’è una posizione fondamentalista e non pragmatica a casa nostra”.  Quanto alla riforma della giustizia, "è un messaggio chiaro che va nella direzione di favorire gli investimenti. Processi più veloci, certezza dei processi penali e civili, tempi più brevi significano incrementare il nostro Pil del 2-3% e anche dare un segnale a investitori italiani e stranieri sul cambiamento che c’è nel nostro Paese”.  “I tempi della giustizia devono essere molto più rapidi, vogliamo una giustizia giusta dove accusa e difesa siano sullo stesso piano – ha aggiunto – ritengo sia anche giusto per esempio depoliticizzare la magistratura, la riforma del Csm va in questa direzione perché è assurdo avere giudici che vengono etichettati come simpatizzanti di un partito piuttosto che di un altro. Questo va a detrimento della giustizia stessa”.  “Noi siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto in Cdm, lo dico anche come segretario di Fi, e quando accusavano Berlusconi e Fi di volere la riforma della giustizia perché serviva a lui, oggi lui purtroppo non c’è più e noi continuiamo a batterci per una giustizia giusta, dunque erano assolutamente infondate le accuse che ci muovevano”, ha concluso. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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