Nell’ultimo giorno del 2020, vi parleremo di un’imposta folle: la tassa sulle finestre del 1695.
Era il 31 Dicembre 1965 e in Inghilterra e in Galles il re Guglielmo III decise di imporre la tassa sulle finestre per riparare al deficit. Una soluzione poi adottata anche da altre nazioni europee.
La tassa sulle finestre come ‘patrimoniale’
È stata progettata per evitare le proteste dovute all’imposta sul reddito e tassare comunque gli abitanti rispetto al reddito di ognuno. L’imposta sul reddito suscitò infatti molte proteste in Gran Bretagna. Perché gli abitanti ritenevano che la divulgazione del reddito personale minasse la libertà del singolo cittadino.
Così decisero di progettare la tassa sulle finestre che avrebbe gravato sui proprietari di immobili. Quest’ultimi dovevano versare al fisco una somma commisurata al numero e alle dimensioni delle finestre.
Nascono le finestre ‘disegnate’
Per limitare l’imposta i proprietari ricorsero alla realizzazione di un numero minore di finestre. Ma anche alla muratura di parte di quelle esistenti, fino ad arrivare alla realizzazione di false finestre disegnate a trompe-l’œil sulle pareti dei palazzi.
Le fonti storiche citano di una lettera mandata al Tesoro Inglese da un pastore della Chiesa di Scozia. Il quale la definì così “una tassa sulla luce e sull’aria”. La tassa fu soppressa solo nel 1851.
[…] Guglielmo III, re d’Inghilterra e del Galles decise, ad un certo punto sul finire del 1600, che il reddito andava tassato (beh, possiamo dire che è stato una sorta di precursore in questo). La tassa sul reddito paventata agitò parecchio gli animi ed il sovrano decise si di scongiurare una rivolta popolare, ma non di abbandonare una proficua fonte di entrate tassando il benessere. […]