La targa in ricordo delle vittime delle foibe dà fastidio all’Anpi di Torino, poichè cita ‘i partigiani comunisti’. E il Comune di Torino immediatamente la fa rimuovere. L’episodio sta scatenando l’indignazione di tutta la destra, arrivando anche ai vertici nazionali come Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia.

L’ANPI e la targa della ‘discordia’ per i Martiri delle foibe

La targa si trova nel giardino di fronte all’Allianz Stadium, nel quartiere Lucento di Torino. Proprio a ridosso del 10 febbraio di quest’anno la presidente dell’Anpi provinciale di Torino ha scritto la lettera per la modifica della lapide. Maria Grazia Sestero (anche ex deputata di rifondazione comunista), ha chiesto all’amministrazione comunale di cambiarla perchè “non è conforme a quella inaugurata a suo tempo dalla giunta Chiamparino“.

La targa citata è stata però distrutta a martellate ben due volte dagli antifascisti torinesi.

La vecchia e la nuova targa

“Giardino vittime delle foibe. In ricordo degli Istriani, Fiumani e Dalmati Vittime delle foibe e dell’Esodo dalle loro terre”. Questo era il testo della lapide inaugurata da Chiamparino.

La nuova targa fu messa da volontari dopo una raccolta fondi, che aggiunsero alla frase originale “assassinate solo perché italiane” e “dai partigiani comunisti di Tito”.

Altro che targa, il giardino è abbandonato a se stesso

Quel giardino è pieno di erba alta e degrado. Però il comune e l’ANPI collaboreranno celermente nel rimuovere la targa, mentre un reale problema cittadino rimane. Questa area l’ultima volta fu ripulita da Matteo Rossino e i volontari di Torino Tricolore. In occasione dell’evento “una rosa per Norma Cossetto“, a Ottobre. Ne avevamo parlato qui.

Matteo Rossino, raggiunto telefonicamente, si dichiara senza parole “davvero a questo punto è arrivato l’odio politico? I morti in Istria, Fiume e Dalmazia non sono morti solo perchè italiani? Come comprovato dagli storici? E non sono stati uccisi dai partigiani comunisti? Che problema dava quella frase veritiera? Si sono attaccati a una formalità burocratica solo per smorzare, ancora una volta, la memoria di quel genocidio”.

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