(Adnkronos) – Se è vero che nelle ultime settimane le nostre Alpi sono state sommerse di neve con accumuli in alcune località anche di oltre un metro, in realtà lo scenario degli inverni recenti, complice il cambiamento climatico, è all’insegna delle scarse precipitazioni nevose, per non dire quasi assenti in alcune aree del Paese. A tale proposito, secondo i dati del report Nevediversa 2024 di Legambiente, sono 177 gli impianti chiusi temporaneamente, 39 in più del report precedente, dei quali 92 sulle Alpi e 85 sugli Appennini. Per non parlare delle strutture del tutto dismesse il cui totale è salito a 260. Per contrastare il fatto che sulle piste si trova sempre meno neve, le stazioni sciistiche ricorrono spesso all’innevamento artificiale, che però alla lunga è una pratica poco sostenibile in quanto implica ingenti consumi idrici, di energia e di suolo per la realizzazione dei bacini di innevamento. Oltretutto, per tale tipologia di innevamento serve comunque una base di neve fresca e temperature prossime a zero gradi. Peccato che invece in montagna faccia sempre più caldo. Ad esempio, Arpa Piemonte nell’ultimo inverno ha registrato le temperature più elevate degli ultimi decenni, con una media superiore di circa 3°C rispetto al periodo 1990-2020. Recentemente un team di ricercatori dell’Università di Bayreuth in Germania ha analizzato l’impatto del cambiamento climatico sull’innevamento di 7 diverse aree sciistiche del mondo: Alpi europee, Ande, Monti Appalachi lungo la costa atlantica dell’America Settentrionale, Alpi australiane, Alpi giapponesi, Monti della Nuova Zelanda, Montagne Rocciose tra Canada e USA. Dallo studio emerge un dato su tutti: entro mezzo secolo un impianto sciistico su 8 resterà del tutto senza neve. Un indicatore preoccupante visto che tra le aree oggetto dello studio il 69% si trova sulle Alpi europee. A partire dai dati sulle emissioni di carbonio previste sulla base di tre diversi scenari (alte, medie o basse), lo studio ha stimato i giorni di precipitazioni nevose annuali per ogni zona territoriale per diversi periodi di tempo: fino all’anno 2040, dal 2041 al 2070, dal 2071 al 2100. Le stime elaborate sono tutt’altro che rassicuranti: ad esempio, considerando lo scenario ad elevate emissioni, entro il 2071-2100 il 13% delle aree sciistiche sarà completamente privo di neve
naturale, il 20% vedrà dimezzati i giorni di precipitazioni nevose. Entrando nel dettaglio delle singole aree oggetto di studio, le Alpi australiane rischiano di vedere ridotte le nevicate fino al 78%, le Alpi europee fino al 42%. La perdita più contenuta interesserebbe invece le Montagne Rocciose con “solo” il 23% in meno di giorni di innevamento. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)