(Adnkronos) – Solo ipotesi, ma nessun risultato scientifico. Francesco De Stefano, il genetista che nel 2014 ha svolto la perizia che portò a individuare aplotipi Y parziali e non attribuibili sulle unghie di Chiara Poggi, condivide “in gran parte” le conclusioni della collega Denise Albani incaricata di riesaminare quei risultati nell’incidente probatorio che vede indagato Andrea Sempio per l’omicidio in concorso del 13 agosto 2007 a Garlasco.  

“Nella nuova perizia, che io sottoscrivo in gran parte, dal punto di vista scientifico non c’è nessun risultato consolidato per cui le ipotesi sono solo ipotesi scientificamente non sostenibili” spiega all’Adnkronos. “E’ sbagliato parlare di presenza o assenza di Tizio o Caio, perché si parla di caratteri che ci sono o non ci sono. Ci sono dei caratteri che sono condivisi da più persone, qualcuno – da quello che si legge nella perizia della dottoressa Albani – anche da Stasi, e poi c’è un risultato che sarebbe compatibile con Sempio”. In particolare, per un dito della mano destra (tre le unghie su 9 di entrambe le mani che restituiscono dati più interessanti) la genetista Albani parla di “12 su 16, ma specifica che è un Dna parziale e misto, e il dato non si ripete. Inoltre, alcuni di questi risultati sono contaminati” sottolinea De Stefano.  

“I giornalisti sono innamorati del titolo ‘c’è il dna di Tizio’, ma non è così che si ragiona quando si fa genetica forense. Ci sono questi caratteri, vediamo che livello di compatibilità o incompatibilità hanno con le persone su cui si svolge l’indagine. La compatibilità è meno, molto meno, dell’attribuzione, parliamo di verosimiglianze. La presenza o l’assenza di Tizio o Caio la dovrà stabilire un giudice se ne avrà la possibilità, ma credo sia molto difficile”. L’esperto evidenzia anche un altro punto: “Rimane sempre la necessità di fondo di capire quando quel Dna si è trasferito e con quali modalità, e la stessa Albani non esclude che si tratti di una traccia genetica trasferita da contatto”.  

Il genetista De Stefano non indietreggia rispetto a quanto scritto 11 anni fa ed è pronto a difendere la sua perizia. “La mia posizione è stata conservativa e garantista: siccome non è possibile nelle tre repliche avere una conferma dei risultati, io vi dico che non serve a nulla”. Conclusioni che avevano portato a non puntare il dito contro Alberto Stasi, il fidanzato della vittima Chiara Poggi, allora imputato nel processo d’appello bis e poi condannato a 16 anni di carcere. “Nel mio quesito non c’era la richiesta di fare un’analisi biostatistica, la dottoressa Albani aveva l’indicazione di fare un confronto biostatistico e ha fatto il suo dovere, ma stiamo parlando di ipotesi, non c’è nessuna certezza. Ecco perché quei risultati vanno poi consolidati in un’aula di giustizia”.  

La perizia Albani restituisce, sulla base dei calcoli statistici, la dicitura “moderatamente forte/forte e moderato” in merito al fatto che su due unghie (una per ciascuna mano della vittima) la traccia genetica possa essere ricondotta alla linea paterna di Andrea Sempio, con tutti le “limitazioni in termini di conoscenze e applicativi attualmente disponibili nella comunità scientifica internazionale per le valutazioni biostatistiche (uno fra tutti l’assenza di un database che contempli la popolazione locale d’interesse)”.  

Un risultato che per De Stefano va contestualizzato: “Stiamo parlando di una scala che si compone di sei categorie che vanno da debole a estremamente forte e il dato sull’aplotipo Y compatibile con Andrea Sempio si colloca nel mezzo. Non bisogna dimenticare che la statistica dice una cosa e la realtà ne può indicare un’altra, bisogna essere prudenti. Tutti noi genetisti ricordiamo bene la storia del barista inglese arrestato nel 2003 a Liverpool per un omicidio a Livorno: il test del Dna sembrava averlo incastrato, ma l’alibi di ferro lo ha scagionato dimostrando che la statistica fotografa una probabilità e non necessariamente la realtà” conclude Francesco De Stefano. 

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