Oggi, 7 novembre, compie 76 anni una leggenda del calcio italiano, Gigi Riva.
Gigi nasce a Leggiuno in provincia di Varese nel 1944, ma calcisticamente inizia a muovere i suoi primi passi da professionista nel Legnano, che in quegli anni militava in Serie C, ed esordisce con “i lilla” nel 1962 contro l’Ivrea a cui segna la rete del definitivo 3-0.

La stagione 1962-63 si conclude con 22 presenze e 5 reti, ma gli vale la chiamata del Cagliari che nella stagione successiva gioca il campionato di Serie B che li vede promossi per la prima volta in massima serie, grazie anche agli 8 gol messi a segno dal giovane Riva.
Nel 66-67 vince il suo primo titolo di capocannoniere con 18 reti e si ripete nel 68-69 e 69-70, anno in cui vince anche l’unico scudetto isolano.
Tutte queste reti, sia in rossoblu che in nazionale, lo fanno finire sul taccuino di diversi presidenti di squadre d’élite come il Milan, l’Inter e la Juventus, con Agnelli che mette sul piatto fino a 1 miliardo di lire per assicurarsi le prestazioni di ‘Rombo di tuono‘.

Il calciatore lombardo al suo approdo al Cagliari era molto scontento, data l’offerta avanzata per lui anche dal Bologna, squadra in quegli anni al top sia in Italia che in Europa, con la vittoria nel 61-62 della Coppa Mitropa, la finale persa della stessa nel 62-63 e la vittoria del campionato nel 63-64, anno in cui Gigi Riva doveva giocare per gli emiliani.
Gigi però presto si ricrede sul suo pentimento del mancato trasferimento grazie all’accoglienza che gli riserva la Sardegna e soprattutto i sardi, come il suo amico pescatore Martino che nei giorni di riposo dagli allenamenti lo porta a pesca di polipi, o come le tante testimonianze dei cittadini del quartiere Marina che lo descrivono come fosse uno di loro.
Anche da dirigente della nazionale ha avuto il suo peso come ricorda il capitano dei mondiali del 2006 Fabio Cannavaro: “senza i consigli e l’esperienza di Gigi, non so se avremmo vinto i mondiali”.

Infatti molti addetti ai lavori che seguivano la nazionale spiegano come i “ribelli” del gruppo venissero mandati da Riva per ridimensionarli caratterialmente.
Parecchie volte Boniperti si presentò a me con un assegno in bianco, e dicendomi di firmare per i bianconeri” disse in un’intervista post carriera, ma lui è sempre stato fermo sulla sua decisione, ovvero restare nella storia di un club, di una terra e di un popolo come bandiera.

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