Dopo il patteggiamento della donna che aveva il ruolo della “schiava” a due anni di carcere, arriva la condanna a 5 anni, di cui uno di libertà vigilata, per il “padrone”. Angelo Tina, dentista romano, e Laura Colombo, milanese, avrebbero condotto un gioco sessuale finito in violenza ai danni di un uomo rivestendo i ruoli tipici del BDSM, l’acronimo che indica il mondo delle pratiche sadomaso finalizzate al piacere erotico.

Il Tribunale di Milano ha condannato Angelo Tina per sequestro di persona, detenzione abusiva di armi, violenza privata perchè il 9 agosto del 2020 assieme alla compagna di 32 anni, sequestrarono la vittima in un appartamento di Milano per due ore e mezza adescandola via Telegram col pretesto di un incontro di meditazione. Punendola perchè aveva avuto un rapporto sessuale non autorizzato dal padrone con la ‘sottomessa’. La pm Rosaria Stagnaro aveva chiesto la condanna a sei anni.

Il racconto dell’uomo agli inquirenti

“Appena mi sono girato per trovare un posto dove sedermi, Andreas (nome con cui si era presentato A.T.) aveva una pistola in mano e mi ha detto di inginocchiarmi. C’è stata una breve colluttazione ma prima che potessi scappare mi ha ripreso per la camicia e mi ha attaccato al muro prendendomi per il collo, ha ripreso la pistola e mi ha fatto nuovamente inginocchiare, poi mi ha obbligato a togliermi la camicia e anche lui se la è tolta (…). E’ comparsa Laura che era stata fino a quel momento nascosta nel bagno”.

A questo punto, si legge nel capo d’imputazione, lui ha obbligato la vittima a dichiarare davanti alla ‘schiava’ che aveva abusato sessualmente di lei. Costringendolo a pronunciare delle scuse. “Gli ha messo tra i denti una banconota da 500 euro, lo ha percosso ripetutamente con schiaffi al volto, calci all’altezza delle anche, tirandogli i capelli”. Tutto mentre la coppia lo filmava con due cellulari, quello del ‘padrone’ e quello della vittima. Che poi finirà nelle mani di chi indaga svelando le immagini decisive per ricostruire la vicenda.

Le minacce alla vittima

Alla fine i due “permettevano alla vittima di uscire dall’appartamento ma lo minacciavano con frasi quali ‘so dove abiti, tra un annetto vengo a farti visita. Se provi a contattare lei ti uccido con le mie mani, non denunciare perché ho amici nelle forze dell’ordine, se mi incontri per strada fai finta di non conoscermi, se ti faccio un cenno io salutami…”. E Tina, riferendosi alla vittima: “Ce lo portiamo a cena a Torino il cane, ti vuoi divertire Laura o gli facciamo un buco?”.

La vittima, difesa dall’avvocato Barbara Indovina, a distanza di anni viene descritta come “ancora sotto choc”.

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