E’ evidente che quest’emergenza Covid per il governo giallorosso sia un toccasana, tra dpcm e politica. Lo si è detto più volte, ma è sempre meglio non dimenticarlo. Senza pandemia sarebbe già caduto.
E con un Matteo Salvini più concentrato a far foto di piatti tipici e indossare i panni dell’influencer padano, che a guidare l’opposizione di centrodestra alla vittoria, non sappiamo cosa sarebbe realmente accaduto alla nostra Italia.
Vero, stiamo dicendo ‘Cose risapute’
Il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico non stanno governando il nostro Paese, ma restano a galla, come quando si fa il morto a pelo dell’acqua del mare. Un immobilismo che sta soltanto portando l’Italia ad indebitarsi più che mai con la padrona Europa.
I vari bonus, quello che lo Stato ci vuol far apparire come regalie per il popolo affinché possa affrontare (forse pedalando di più o viaggiando su di un monopattino?) la pandemia, hanno un costo, che tradotto non è altro che un anello in più alla catena con cui siamo legati al collo, tenuti stretti da Merkel & Co.
Covid, politica e DPCM
“Cose risapute”. Vero anche questo. Ma non può esserci una novità se non c’è movimento. E il movimento deve respirare, alzarsi dal divano, prendere aria e urlare la propria rabbia, il proprio sdegno. Infatti dopo i primi giorni in cui gli italiani hanno provato ad alzare la testa, a manifestare in tutto il Paese contro il Dpcm, ecco che ora tutto apparentemente tace. Apparentemente. Già, per il semplice motivo che le proteste continuano ad esserci, ma non fanno più notizia. Colpevoli noi addetti ai lavori, operatori dell’informazione che se non vediamo un Sampietrino volare o non sentiamo il dolciastro odore del lacrimogeno allora non è una manifestazione che merita titoli da prima pagina. Invece c’è chi ancora scende in piazza. Ad esempio gli ambulanti extralimentari a Torino. Quelli che non possono allestire i loro banchi nei mercati perché non vedono cibo o bevande. Loro, come ripetono, hanno i magazzini piena di merce, ferma li a prendere polvere. La stessa merce che viene venduta su Amazon o dalla grande distribuzione.
Si lotta per mangiare ora
Non per sentimenti rivoluzionari o spinti da splendide utopie. La gente scende in strada perché ha fame e paura. La paura di restare senza un euro, di non poter dare sostegno ai proprio figli. Una paura che non ti fa dormire, che ti prende alla gola e soffoca. Una paura più forte di quella di restare contagiati dal Covid. L’asticella si è abbassata.
Le partite Iva rischiano di essere i nuovi poveri. Anzi. Gli ulteriori poveri, perché non è più questione di categorie, ma di persone a cui il futuro viene negato. Dunque “che fare?”. Continuare ad alzare la testa, non piegarsi né al morbo né a chi ha dimostrato di non potere rappresentare un Paese non solo come nostro, ma neppure piccolo come un quartiere. Ecco, a proposito. Un consiglio ai politici locali. Uscite anche voi e incominciate a girare per i quartieri. Ma mi raccomando: non da quelli centrali. Andate veramente in periferia e raccogliete quello che avete seminato in questi anni, sia di governo cittadino del centrosinistra che a guida Appendino e grillini vari. Questa è l’occasione giusta.
Perché andare in periferia solo poche settimane prima dell’elezioni? Fatelo ora, così vedrete con i vostri occhi cos’è la disperazione e la paura di cui parlavamo prima.
“Cose risapute”. Vero, ma a certe orecchie meglio ripeterle certe cose. E più forte ancora perché a quanto pare non ci sentono così bene.