Crescentino sotto il mirino della Procura della Repubblica per false cittadinanze brasiliane, con due dipendenti comunali sotto indagine. Si tratta di Annalisa Aresi e Stefano Masino, oltre a Raphael Bussolo e Terezinha Simone Frassini. L’accusa è di aver rilasciato false cittadinanze.
I sospetti sono partiti dall’ufficio immigrazione della questura di Vercelli, notando 150 residenti Brasiliani. Tutto questo ha incuriosito gli inquirenti e hanno iniziato ad approfondire la questione, da qui è partita l’operazione “Praemium”.
Crescentino, cittadinanze brasiliane “iure sanguinis”
L’operazione è iniziata con un attività investigativa lo scorso Aprile, verificando l’iter per le cittadinanze brasiliane, “iure sanguinis”. Ovvero per chi può attestare una discendenza da famiglia italiana. Questa forma di cittadinanza viene ottenuta in tempi ridotti attraverso la presentazione di alcuni documenti. Dai quali possa essere comprovata la mera discendenza da cittadini italiani, senza dover svolgere alcun colloquio in lingua italiana. Inoltre, tra i requisiti necessari al rilascio della predetta cittadinanza vi è la residenza in Italia, ma non necessariamente nel comune di nascita dell’avo. I brasiliani, da quanto è emerso, si procuravano attestazioni da parroci del loro Paese, attestanti origini molto antiche nel tempo, anche nel XIX secolo. Non potendo verificare la fondatezza di questo requisito, gli inquirenti contestano il falso degli atti.
Le indagini
Le indagini hanno portato al motore dell’operazione, in cui vedono madre e figlio brasiliani residenti a Verona, che offrivano, per 4000 euro, l’alloggio e la ricerca necessaria per la cittadinanza tramite lo iure sanguinis, e in questo caso aiuti sul territorio Vercellese.
Gli inquirenti hanno indagato sugli alloggi che venivano dati ai richiedenti, e ne compare uno di proprietà di un pubblico ufficiale crescentinese. Dalle indagini è però emerso che, nel medesimo periodo, erano stati residenti, nella stessa sede, almeno 30 cittadini brasiliani.
I carabinieri hanno poi verificato che per ciascuno appartamento il pubblico ufficiale di Crescentino percepiva un affitto “in nero”, pagato dall’agenzia d’affari veneta, quantificabile in ben 700 euro al mese.
Le indagini hanno riscontrato che i corruttori avevano la piena disponibilità degli uffici del Comune di Crescentino. All’interno dei quali si fermavano per lunghi periodi. Muovendosi come se fossero loro gli uffici ed utilizzando i beni della pubblica amministrazione come se fossero di loro proprietà. Inoltre, si scopre anche la partecipazione dell’ufficio anagrafe ed ufficiale di stato civile del comune di Crescentino.
La poca perspicacia dei dipendenti comunali li vede in alcune fotografie, pubblicate sui social, insieme ai truffatori nei locali comunali di Crescentino, e ai clienti che hanno usufruito del “servizio”.
Si è scoperto anche che i due dipendenti pubblici erano a libro paga dei due criminali. Gli inquirenti hanno prove documentate degli scambi di denaro.
Il Sindaco di Crescentino
Il Tribunale di Vercelli, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso un’ordinanza cautelare a carico dei quattro soggetti che hanno ricoperto un ruolo di primo piano nell’associazione, i quali venivano sottoposti agli arresti domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico.
Il sindaco di Crescentino Vittorio Ferrero così commenta: «A marzo si terrà la prima udienza del processo in cui sono imputati i due dipendenti comunali assegnati all’Ufficio Anagrafe, Stato Civile ed Elettorale. Il comune di Crescentino, in qualità di persona offesa, disporrà nei prossimi giorni, attraverso il proprio legale, l’avvocato Cosimo Palumbo, la costituzione di Parte Civile».