Il Senato ha affossato il DDL Zan grazie anche alla risoluta ottusità del Partito democratico. Che ha voluto portare avanti un disegno di legge che aveva raccolto critiche bipartisan e che non ha mai veramente convinto fino in fondo.

Sgombriamo subito il campo da alcuni equivoci.

Il DDL Zan non avrebbe aggiunto un solo diritto agli omosessuali

Il disegno di legge appariva più un manifesto ideologico che una norma di legge. Ed in fondo era proprio questo aspetto che ha iniziato a destare perplessità a più livelli, a sinistra e tra gli stessi omosessuali (il senatore Cerno, dichiaratamente omosessuale appartenente al gruppo del Partito Democratico, aveva bollato come “vecchio e grottesco” il testo proposto da Zan!).

Se il disegno di legge avesse voluto introdurre solo un aumento delle pene per chi commette reati contro gli omosessuali proprio in ragione del loro orientamento sessuale, nessuno si sarebbe opposto (anche se questa rincorsa all’aumento delle pene che abbiamo visto per i femminicidi non hanno prodotto alcun risultato concreto). Perché a nessuno, giustamente, interessa “tutelare” quegli idioti che continuano a giudicare le persone in base ai gusti sessuali.

Se in Italia è in atto una tempesta omofoba (che tuttavia io personalmente non rintraccio), ben vengano norme che possano colpire atteggiamenti discriminatori. In Parlamento un ddl Zan depurato dei suoi aspetti ideologici sarebbe passato praticamente all’unanimità.

Il fatto è che il disegno di legge fortemente voluto e difeso dalle forze politiche progressiste introduceva dei limiti intollerabili alla libertà di opinione. E l’imposizione dell’adesione a concetti dai contorni ancora tutti da definire come la tanto discussa “identità di genere”, che peraltro ha già dal tempo creato fratture insanabili tra le associazioni delle lesbiche e quelle dei gay. L’idea poi di “imporre” nelle scuole una narrazione (che ha quasi il sapore di un indottrinamento) sull’identità di genere ha perfino indotto la segreteria di stato vaticana a prendere posizione in difesa del Concordato. E creato non pochi malumori nello schieramento del centro-sinistra.

Se la destra archiviato il DDL Zan pensa di aver vinto la battaglia contro queste fughe in avanti delle forze progressiste, si sbaglia

La sinistra è riuscita ad imporre nell’opinione pubblica, soprattutto tra i più giovani, una narrazione intorno a questo DDL Zan del tutto fuorviante, ma che alla lunga potrebbe risultare vincente. In sostanza PD, Cinque Stelle, alcune associazioni del mondo LGBT etc. hanno fatto passare il messaggio che l’affossamento del ddl Zan si deve leggere come un rigurgito reazionario delle destre contro gli omosessuali e come una presa di posizione quasi a favore delle discriminazioni verso chi ha un diverso orientamento sessuale rispetto a quello maggioritario.

Nulla di più falso, ovviamente, ma questo distorto messaggio è arrivato forte e chiaro ai più giovani.

Nei termini in cui il voto contro il DDL Zan è stato raccontato dalle forze di sinistra, nessuna persona di buon senso potrebbe avallare la posizione delle forze di destra e centriste. Chi, infatti, vorrebbe sostenere le ragioni di quei cavernicoli (ormai fortunatamente minoritari e destinati a sparire) che ancora faticano ad accettare la presenza aperta e manifesta di diversi orientamenti sessuali? Nessuno. E soprattutto tra i più giovani nessuno vuole essere accumunato agli orientamenti omofobici che forse ancora resistono nelle generazioni precedenti.

La destra e l’identità di genere

La destra, se vuole evitare che un domani effettivamente la libertà di pensiero venga compromessa e possano passare provvedimenti aberranti ed ingiusti, e che si possa imporre definitivamente quel paradigma culturale in forza del quale l’identità di genere viene definitivamente scissa dai legami biologici, dovrà ovviamente cambiare marcia e non farsi trovare impantanata nel ruolo di semplice “reazione” conservativa (quasi sempre perdente, soprattutto sul lungo periodo) ai cambianti in atto. Sembra persino incredibile che si debba discutere di questioni di questo tipo, ma purtroppo le avanguardie più estremiste del progressismo spingono in quella direzione e rischiano di dettare l’agenda culturale dei prossimi decenni prosperando in un terreno (le nuove generazioni) che le sinistre hanno saputo coltivare e preparare meglio delle destre, favoriti da questa narrazione in cui lo scontro sarebbe polarizzato tra omofobici, reazionari, invasati religiosi da una parte (le destre) e coloro che non vogliono discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale dall’altra. In uno scontro così strutturato, è inevitabile che la parte sana e pensante della Nazione si schieri con il secondo fronte aprendo poi la strada, inconsapevolmente, a costumi e orientamenti culturali di cui ancora non conosciamo gli effetti a lungo termine.

La destra, in definitiva, deve iniziare a smarcarsi dal puro e semplice “conservatorismo” ed avere il coraggio di imporre e presentare all’opinione pubblica con un linguaggio moderno ed efficace. Una diversa narrazione capace di spiegare come le battaglie contro alcune derive progressiste non sono certo contro gli omosessuali o in favore degli omofobi (che devono essere marginalizzati e neutralizzati). Ma al contrario in favore della liberà di espressione, a tutela del diritto dell’individuo di formarsi la propria identità ed orientamento senza dover subire indottrinamenti sulla base di dati assiomatici e non dimostrati (la neutralità dell’identità di genere ad esempio). Ed infine a tutela di coloro che hanno orientamenti e costumi sessuali diversi da quelli maggioritari.

L’orientamento sessuale deve diventare un dato del tutto neutro

Ciò che infatti non si è stati in grado fino ad ora di spiegare è che trattare gli omosessuali come una sorta di “specie” da proteggere ed in via di estinzione non fa altro che distinguerli dal resto della popolazione. Ghettizzandoli ed emarginandoli. Al contrario, a mio parere, l’orientamento sessuale deve diventare un dato del tutto neutro, non rilevante per conoscere una persona. Un uomo non deve essere giudicato in ragione dei propri gusti sessuali, ma in forza di ciò che fa. Dei valori che incarna ed esprime etc. L’orientamento sessuale dovrebbe divenire, socialmente e culturalmente, un aspetto del tutto irrilevante per conoscere una persona, per assumerla in un contesto lavorativo, per praticare un’attività sportiva etc. Per giungere a questo risultato, per il quale si è già sulla buona strada, il DDL Zan non era utile anche perché alimenta la percezione della “diversità” più che favorire la neutralizzazione del “dato discordante”.

La destra, che oggi si gode l’affossamento del DDL Zan, deve iniziare a riflettere sul come capovolgere la narrazione della sinistra per evitare di divenire minoranza. Probabilmente bisognerà iniziare con il fare autocritica in relazione a posizioni assunte in passato come la contrarietà alle unioni civili. E poi avviare un profondo dibattito interno circa la proposta metapolitica e culturale da contrapporre al progressismo su questo tema. E che non si riduca alla mera “reazione” che storicamente è sempre soccombente.

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