Alberto Cirio, in una lettera al premier Giuseppe Conte, chiede di modificare il Dpcm entrato in vigore il 3 dicembre per le feste di Natale. Una lettera in merito ai ricongiungimenti familiari “per le persone residenti nei piccoli Comuni del Piemonte”.
“Consentire nelle giornate di Natale, Santo Stefano e Capodanno il ricongiungimento familiare per chi vive in Comuni diversi. Nel raggio nella propria vallata alpina o appenninica e all’interno di omogenee aree geografiche”. Lo chiede il presidente del Piemonte, Alberto Cirio. La lettera al premier è firmata anche dal vicepresidente della Regione con delega agli enti locali Fabio Carosso. E dai rappresentanti delle principali associazioni degli enti locali del territorio (Anci, Anpci, Uncem, Upi e Ali).
Cirio fa notare che in Piemonte l’88% dei Comuni ha meno di 5mila abitanti e 571 ne hanno meno di mille. “Chi vive nei piccoli Comuni – scrive il presidente – non riesce a comprendere perché sia impossibile spostarsi di pochi chilometri per raggiungere i propri cari”.
Dpcm di Natale, la lettera di Cirio al premier Giuseppe Conte
“Comprenderai, – scrive Cirio – quanto sia grande il sentimento di scoramento che numerosissimi cittadini stanno vivendo – e mi stanno dimostrando – relativamente alle misure restrittive previste per le prossime festività. È spontaneo, infatti, il metro di paragone con le grandi città: uno spostamento da Roma nord a Roma sud è di circa 20 km, ed è così per tutte le grandi città d’Italia. In molte aree piemontesi, invece, l’arco di 20 km ricomprende una vera e propria costellazione di Comuni, una sorta di ‘città diffusa’ che non raggiunge la densità demografica delle metropoli.
La sofferenza che crea la solitudine, la lontananza dai propri affetti si è acuita con l’andamento dell’epidemia e sta divenendo una triste peculiarità per alcune zone del Paese. Sono convinto – prosegue Cirio – che esista la possibilità di accogliere le nostre istanze nella salvaguardia della salute generale. Si tratta, infatti, di misure equilibrate e di buon senso, che non precludono la sicurezza e ci permettono di tutelare un altro aspetto fondamentale che è il benessere psicofisico delle persone più fragili e di chi rimane solo”.
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