Hanno atteso la notte di Capodanno per mettere in pratica un piano che probabilmente studiavano da tempo. Nelle stesse ore in cui tutti festeggiavano il nuovo anno, due detenuti sono evasi dal carcere di Vercelli.

Una fuga da film, con tanto di sbarre segate e lenzuola annodate per calarsi dal quarto piano. Per uno dei due carcerati il sogno della libertà è rimasto tale, perché si è fratturato un braccio ed è stato subito catturato. L’altro è invece riuscito a scappare, grazie anche ad alcuni complici che lo hanno atteso in auto dopo aver forzato il cancello della casa circondariale.

Si cerca un 27enne albanese

La polizia penitenziaria e la Squadra Mobile della Questura di Vercelli hanno subito fatto scattare le ricerche del fuggitivo. Si tratta di Kristjan Mehilli, 27enne di origini albanesi in carcere per una serie di furti in villa messi a segno tra Piemonte e Lombardia. Faceva parte della banda “dagli occhi di ghiaccio” che, nel novembre del 2018 a Cella Monte, nell’Alessandrino, fece irruzione nella villa di Riccardo Coppo, noto imprenditore vinicolo del Monferrato. Portando via contanti e preziosi per circa 40 mila euro. “Se non mi porti alla cassaforte ti sparo”, la minaccia all’imprenditore, a cui più volte, durante la rapina, venne puntata una pistola alla tempia.

Armati e violenti, i banditi, arrestati dai carabinieri nel maggio del 2019, agivano con tecniche militari. Le stesse probabilmente utilizzate per preparare l’evasione di Mehilli, che a Vercelli doveva scontare una pena fino al 2029.
Posti di blocco sono stati allestiti in tutto il Piemonte, e non solo.

Evasione a Vercelli, i Sindacati contro i tagli

“E’ stata un’evasione annunciata”, afferma Donato Capece, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe. “Da tempo – denuncia – la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati. Come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. E, come dimostra la vergogna del muro di cinta del carcere di Vercelli che è inagibile da anni nell’indifferenza dei vertici ministeriali e dipartimentali nonostante le nostre denunce. Se fossimo stati ascoltati probabilmente questa evasione non sarebbe avvenuta”.

Per il segretario del Sappe, la fuga di Mehilli “è la conseguenza dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari. E delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria, che ha 7mila agenti in meno. Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria favorisce inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui”.

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