Accade molte volte che gli eventi importanti, e come tali possiamo indicare fatti che nel bene e nel male siano nelle condizioni di riverberare i propri effetti su una molteplicità ampia di destinatari, vengano sottoconsiderati o, se analizzati, non vengano compresi per quello che sono.
Ascolto da stamane le enfatiche dichiarazioni di osservatori miopi – giornalisti, politici o sindacalisti che siano – che plaudono con favore al processo di fusione di FCA con Peugeot, citando addirittura i vaticini del compianto ex AD di FIAT quando, alcuni anni or sono, ipotizzava il traguardo industriale di una produzione globale nel settore automobilistico.
Quasi che questi ipovedenti osservatori, che non è dato comprendere in virtù di quali meriti personali siano divenuti leaders del mondo politico, sindacale o dell’informazione, non colgano e nemmeno lontanamente percepiscano che una realtà d’impresa “globale” costituente un oligopolio sia lesiva delle regole del mercato, dei diritti sociali dei lavoratori che occupa e nelle condizioni di comprimere la stessa funzione di indirizzo politico dello Stato, che viene limitata e condizionata nella sua azione.
La molteplicità delle imprese consente, al contrario, una salutare concorrenza atta a produrre beni di sempre più elevata qualità a beneficio dei consumatori, la garanzia di migliori condizioni di lavoro per i dipendenti, un gettito fiscale maggiormente elevato per l’Erario. I politici quali rappresentanti del Popolo, i Sindacalisti quali tutori degli interessi economici e sociali dei lavoratori, i giornalisti quali – almeno teoricamente – veicoli privilegiati dell’informazione pubblica dovrebbero, prima di esprimere valutazioni, fermarsi e svolgere quella importante funzione, oggigiorno tanto trascurata, che da sempre distingue l’Uomo dal vegetale, ovvero riflettere.