La Primavera di Praga è stato un periodo storico di liberalizzazione politica avvenuta in Cecoslovacchia. Durante il periodo in cui questa era sottoposta al controllo dell’Unione Sovietica. Dopo gli eventi successivi alla Seconda Guerra Mondiale e nell’ambito della guerra fredda.
L’inizio della Primavera di Praga
Essi iniziarono il 5 Gennaio 1968 quando lo Slovacco Alexander Dubcek divenne segretario del Partito Comunista di Cecoslovacchia.
Le riforme della Primavera di Praga furono un tentativo da parte di Dubcek di concedere ulteriori diritti ai cittadini grazie ad un decentramento parziale dell’economia e della democrazia. Inclusero inoltre un allentamento delle restrizioni alla libertà di stampa e di movimento. L’obiettivo finale era quello di raggiungere una politica più liberale e staccarsi dal duro dominio dell’ Unione Sovietica. Le riforme non furono tollerate dai sovietici che intervennero immediatamente.
Il processo di destalinizzazione in Cecoslovacchia iniziò tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta. Ma andava procedendo più lentamente rispetto gli altri stati del blocco orientale. Nei primi anni sessanta subì una recessione economica e il modello sovietico di industrializzazione fu applicato in modo inefficace.
La repressione e il sangue
La stagione delle riforme ebbe bruscamente termine nella notte fra il 20 e il 21 agosto 1968, quando una forza stimata di 500.000 soldati e 6.000 veicoli corazzati invase il paese. Formatasi dai gruppi di forze sovietiche in Germania che penetrarono dalla Sassonia. Tutto questo ordinato dal Patto di Varsavia.
L’invasione coincise con la celebrazione del congresso del Partito Comunista Cecoslovacco, che avrebbe dovuto sancire definitivamente le riforme e sconfiggere l’ala stalinista. I comunisti cecoslovacchi, guidati da Alexander Dubček, furono costretti dal precipitare degli eventi a riunirsi clandestinamente in una fabbrica. Effettivamente approvarono tutto il programma riformatore, ma quanto stava accadendo nel paese rese le loro deliberazioni completamente inutili.
Jan Palach
Successivamente questo congresso del partito comunista cecoslovacco venne sconfessato e formalmente cancellato dalla nuova dirigenza imposta da Mosca a governare il paese.
L’invasione sancì un’ondata di emigrazione verso i paesi dell’Europa occidentale e non mancarono le proteste dei giovani patrioti. Celebre il gesto estremo di Jan Palach che si diede fuoco in piazza Vinceslao davanti al museo Nazionale. Un gesto per scuotere le coscienze e mettere fine alla loro arrendevolezza verso un regime di restrizione.
L’opinione pubblica Europa condannò questo evento solo dieci anni dopo. Ma gruppi musicali celebrarono i gesti eroici dei giovani ribelli come la Compagnia dell’Anello e Rino Gaetano. Che già nel 1980 denunciarono i fatti e cercano di sensibilizzare l’Europa.