Non è la prima volta e, con ogni probabilità, non sarà l’ultima. I residenti del quartiere Nizza Millefonti sono tornati oggi a farsi sentire, manifestando contro l’apertura del centro d’accoglienza previsto in via Rocca de’ Baldi. Una protesta pacifica ma determinata, che segue la raccolta di oltre 400 firme avvenuta nei giorni scorsi.

Uomini, donne, commercianti e famiglie si sono ritrovati lungo le strade per esprimere il loro dissenso. A guidare la protesta, il Comitato Nizza Bengasi, che da settimane denuncia il rischio di un peggioramento della vivibilità nel quartiere.

Le ragioni della protesta

“Non abbiamo nulla contro nessuno – spiega Matteo Rossino, portavoce del Comitato – ma siamo stanchi di sentirci invisibili. Questo quartiere ha già le sue fragilità: aprire un centro d’accoglienza qui significa ignorarle del tutto”.

Rossino punta il dito contro le condizioni di sicurezza percepite: “Vogliamo solo vivere sereni, senza spaccio, furti, vetri infranti e degrado. Chiediamo attenzione, non indifferenza”.

La rabbia è anche rivolta alle istituzioni: “Se il sindaco pensa che vada tutto bene, lo invitiamo a passare un mese qui, tra le nostre vie. Magari cambierà idea”, ha concluso Rossino con amarezza.

In strada anche Moncalieri: “Non è solo un problema di Torino”

Tra i presenti anche Pier Bellagamba, capogruppo di Forza Italia a Moncalieri. Una presenza che ha voluto sottolineare come la questione travalichi i confini torinesi: “Piazza Bengasi è a un passo da Moncalieri, e ciò che accade qui ha conseguenze anche da noi. Non si può parlare di accoglienza senza rispetto delle regole. Solo chi dimostrerà di voler condividere i nostri valori sarà il benvenuto”.

Le sue parole hanno ricevuto consensi dai manifestanti, evidenziando una tensione che non è solo politica, ma profondamente sociale.

Un quartiere con una lunga memoria

Nizza Millefonti non è nuovo alle battaglie civiche. Nel Dopoguerra, era uno dei quartieri in rapida espansione grazie alla presenza del vicino ospedale Molinette e delle fabbriche FIAT. Oggi, la sua identità si gioca su un delicato equilibrio tra multiculturalismo, memoria storica e convivenza urbana.

Proprio per questo, molti residenti rivendicano il diritto a essere ascoltati, a non subire decisioni calate dall’alto. “Non vogliamo diventare un quartiere di serie B”, dichiaranoi partecipanti del lungo il corteo.

Una protesta che apre un dibattito?

La manifestazione di oggi è l’ennesimo segnale che qualcosa, nella gestione dell’accoglienza, non funziona come dovrebbe. Dietro le voci dei manifestanti c’è un bisogno di sicurezza, ascolto e partecipazione. Forse, prima ancora dei centri, serve costruire ponti tra chi abita i territori e chi li governa.

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