Il Governo Draghi, in carica dal 13 febbraio 2021, sin da subito è piaciuto all’Europa e ad alcuni partiti politici italiani. In particolare Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali, Forza Italia, e Italia Viva. In quanto Mario Draghi è stato considerato sin da subito dalle suddette forze politiche l’unico in grado di risollevare l’Italia dalla crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19.

Governo tecnico e governo di unità nazionale

Inizialmente si parlava di un nuovo Governo tecnico (dopo quello di Mario Monti del 2011). Ma alla fine è stata presa la decisione di creare un governo puramente politico. Composto dalle forze politiche che avrebbero voluto sostenerlo (tenendo in considerazione la legge elettorale n. 52 del 6 maggio 2015. Conosciuta come “Italicum”, secondo la quale può esercitare la funzione esecutiva quel partito o movimento che al primo turno hanno ottenuto almeno il 40% dei voti. Godendo anche di un premio di maggioranza di 340 seggi).

Ecco che così è nato il Governo Draghi, composto da Forza Italia, Italia Viva, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali, +Europa, Lega Salvini Premier, Noi Con L’Italia e Centro Democratico. Per tale motivo viene considerato un governo di unità (o coalizione) nazionale. Questa tipologia di governo viene formata in una circostanza di severa emergenza nazionale, ed è solitamente composto da tutte (o quasi tutte) le forze politiche. E’ per questo motivo che all’interno di un esecutivo di coalizione nazionale non si parla di “maggioranza” ed “opposizione”. Nel caso in cui a comporlo sono tutti i partiti politici. Il fine che l’esecutivo deve perseguire è aiutare il Paese nella ripresa economica a seguito di un evento drammatico (ad es. guerra, pandemia sanitaria, ecc). Tralasciando la “battaglia” politica tra maggioranza ed opposizione, legata a pure ideologie politiche.

Nella storia dell’Italia sono stati formati altri governi di coalizione nazionale:

  • Governo Ricasoli II, in carica dal 20 giugno 1866 al 10 aprile 1867, composto dalla Destra Storica e dalla Sinistra Storica, durante la terza guerra d’indipendenza;
  • I Governi della Prima Guerra Mondiale di Boselli (19 giugno 1916-30 ottobre 1917) e Orlando (30 ottobre 1917-23 giugno 1919);
  • I Governi del Comitato di Liberazione Nazionale (dal 1943 al 1947) di Badoglio II, Bonomi II e III, Parri, De Gasperi I, II e III;
  • Governo Andreotti III (Governo di Solidarietà Nazionale o della non sfiducia).

Fatta questa premessa, è importante chiedersi se il Governo Draghi possa essere considerato un esecutivo che rispetta in pieno i princìpi di un governo di democrazia rappresentativa e rappresentanza partitica.

Il concetto di “democrazia” è composto da due vocaboli greci, démos (popolo) e kratos (potere). Quindi si può affermare che letteralmente significa “potere del popolo”. Si tratta di una forma di governo in cui è il popolo il titolare del principio della sovranità. E lo esercita direttamente o indirettamente attraverso strumenti di consultazione popolare (referendum, votazioni parlamentari, ecc).

La democrazia partecipativa

Quando si parla di democrazia partecipativa (o indiretta) si fa riferimento a quella forma di governo in cui i cittadini aventi diritto di voto (elettorato attivo) eleggono i propri rappresentanti territoriali. Che dovranno governare, ad ogni livello. Si instaura quindi un vero e proprio rapporto di fiducia tra il rappresentante politico e l’elettorato attivo, in quanto quest’ultimo affida attraverso il voto l’incarico al candidato politico. Per attuare le politiche opportune e apportare miglioramenti alla realtà sociale e territoriale in cui vive.

Bisogna però tenere conto anche del sistema partitico e del sistema elettorale in vigore. In Italia è presente il pluripartitismo, riconosciuto anche dalla Costituzione (art. 49 cost.). Ma l’attuale legge elettorale, l’Italicum, è una legge elettorale proporzionale con alcuni caratteri maggioritari. Prevede che possono governare quei partiti o movimenti che ottengono il 40% dei voti al primo turno con un premio di maggioranza di 340 seggi. Ed è prevista una soglia di sbarramento unica del 3% per tutti i partiti. La seconda versione dell’Italicum, così come è stata approvata in Parlamento, non prevede più la possibilità di formare coalizioni e poter concorrere così composti.

Quindi in un governo democratico un sistema elettorale proporzionale a carattere maggioritario rischierebbe di non rispettare i caratteri di una democrazia rappresentativa. In quanto alcuni partiti o movimenti che non ottengono il 3% dei voti non entrano in Parlamento. Quindi non rappresenterebbero quella parte di cittadini aventi diritto di voto che si rispecchiano nell’ideologia politica di quelle forze escluse. Per non aver raggiunto la soglia di sbarramento.

Si può affermare che il Governo di Coalizione Nazionale rispetta i princìpi della democrazia rappresentativa?

Si potrebbe cautamente sostenere di si, in quanto è composto da tutte (o quasi) le forze politiche presenti in Parlamento. Che precedentemente sono state elette da quella parte di cittadini definita “elettorato attivo”. E quindi questa tipologia di esecutivo attuerebbe le proposte di legge presentate da ogni partito le lo compone. Con il fine di raggiungere un miglioramento delle condizioni di sviluppo economico-sociale del Paese che versa in una momentanea crisi provocata da eventi distruttivi. Evitando così la formazione di un governo tecnico, non eletto dal popolo sovrano, ma composto da tecnici.

Il Governo Draghi è definito “Governo di unità (o coalizione) nazionale” proprio per i motivi sopra elencati, anche se è composto in parte da tecnici: Mario Draghi (Presidente del Consiglio dei Ministri) e Marta Cartabia (Ministro della Giustizia). Vittorio Colao (Ministro dell’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale) e Daniele Franco (Ministro Economia e Finanze). Roberto Cingolani (Ministro Transizione Ecologica) e Patrizio Bianchi (Ministro dell’Istruzione). Maria Cristina Messa (Ministro Università e Ricerca) e Luciana Lamorgese (Ministro dell’Interno).

L’opposizione di Fratelli d’Italia

Sin dallo svolgimento delle consultazioni tra Mario Draghi ed i partiti politici, Fratelli d’Italia ha affermato di non voler far parte di un Governo voluto dall’Europa. E che, secondo loro, non avrebbe mai fatto gli interessi dell’Italia.

Un altro motivo che ha portato il partito di Giorgia Meloni a non votare la fiducia al governo in Parlamento, riguarda la conferma dei ministri del Governo Conte. E quindi non ci sarebbe stato alcun cambio di direzione verso una risoluzione reale dei problemi dell’Italia, come affermato dalla leader Meloni. “Non riteniamo possibile tentare di ricostruire l’Italia con gli stessi che hanno contribuito a distruggerla. Faremo un’opposizione patriottica, lavorando sempre per il bene della Nazione. Votando di volta in volta i provvedimenti che riterremo utili per l’Italia”.

Durante il discorso alla Camera dei Deputati sul voto di fiducia al governo, Giorgia Meloni ha affermato “Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati. Potrei giustificare così presidente Draghi, la scelta di Fratelli d’Italia: unico partito in questo Parlamento commissariato che oggi voterà contro la fiducia al suo Governo. Ma la verità è che non avevamo scelta. Per un fatto di coerenza, per un fatto di serietà. Esattamente come nessuno si fiderà più di qualcuno che sottoscrive un contratto e poi non lo rispetta, io penso che allo stesso modo i cittadini debbano diffidare di partiti che non mantengono la parola data”.

L’arringa di Giorgia Meloni

“Questo sarebbe l’unico Paese ad avere alla guida del proprio governo una persona che non è stata direttamente nè indirettamente legittimata da un voto popolare. E unica democrazia al mondo senza un’opposizione parlamentare, cosa che avrebbe avvicinato sinistramente l’Italia più alla Corea del Nord che all’occidente. La sinistra utilizza il rischio del Covid per scampare a ben altro rischio. Cioè la possibilità che un centrodestra vincente alle urne possa eleggere un presidente della Repubblica indisponibile a tenere il Pd al governo. Anche perché dalla composizione del governo, presidente Draghi, si direbbe che lei li tiene anche in significativa considerazione. Non so si è reso conto di quanti italiani sono rimasti basiti quando è stata letta la lista dei ministri. Un governo in grandissima continuità con l’esecutivo precedente, che aumenta a dismisura il peso del Partito Democratico. Ed in molti speravano che le cose andassero diversamente. Ha detto che il suo governo sarà europeista, mi consenta di dire che sarebbe stato più corretto definirlo un governo federalista europeo, che è un’altra cosa”.

“Si può credere nell’idea di Europa anche contestando l’attuale costruzione europea. Che ha fatto dell’Unione un nano politico ed un gigante burocratico e finanziario. La nostra Europa non è l’Europa federale, con le sue continue cessioni di sovranità. La nostra idea di Europa è confederale, che significa mantenere la sovranità degli Stati nazionali e cooperare su alcune grandi materie. Quella visione ha pieno diritto di cittadinanza nel dibattito europeo. E non consentiremo che l’ortodossia globalista ci dica che chi la porta avanti è un eretico”.

I rapporti all’interno della maggioranza

Sembrerebbe sia in ritardo la pianificazione del Recovery Plan. E’ per questo che il Presidente della repubblica Sergio Mattarella nei giorni scorsi ha convocato i presidenti di Camera (Roberto Fico) e Senato (Maria Elisabetta Alberti Casellati). Inoltre non si trova un accordo sul DDL Zan, che non avrebbe l’appoggio della Lega. Ciò sta provocando uno scontro tra il partito di Matteo Salvini ed il Partito Democratico.

Altri elementi che generano tensioni all’interno della maggioranza riguardano il processo al leader della Lega sul caso “Open Arms”. Accusato di sequestro di persona, che vede un altro scontro politico tra Lega, PD e Movimento 5 Stelle. In questo scenario Draghi dovrebbe riuscire a risollevare economicamente l’Italia, sempre che sia in grado di tenere unita la maggioranza. Che litiga su temi che sicuramente non riguardano “il bene dell’Italia”, su cui invece Fratelli d’Italia si è sempre concentrata e su cui non riceverebbe appoggio dal Governo Draghi.

Infatti, non molto tempo fa, Giorgia Meloni aveva affermato: “Sono pronta a governare e fare il Premier. Perché il Governo Draghi tende troppo a sinistra”.

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