La mancata partecipazione alle consultazioni elettorali da parte di più del 50% degli aventi diritto non può essere “liquidata” con un generico riferimento all’assenza di percezione da parte della popolazione del dovere civico ritenuto maggiormente importante in una democrazia rappresentativa, ma deve essere interpretata come un messaggio di repulsa corale nei confronti di chi ha trasformato la Politica da buona gestione della cosa pubblica, resa in ossequio ad un preciso sistema valoriale, a presupposti culturali e filosofici ispiratori, a criteri di gestione economica conseguenti ai primi, in una indefinita e raccogliticcia amalgama di inconsistenti , irresoluti, generici alfieri del nulla.
Affabulatori di professione disposti, pur di essere nelle condizioni di gestire una situazione di potere, sia essa locale ed amministrativa oppure nazionale, a rinnegare principi e percorsi storico-culturali. Assistiamo a fenomeni di autentica apostasia ideologica, ove l’abbandono formale e volontario della propria origine culturale e del proprio percorso personale ha indotto ex comunisti ed ex missini a definirsi “a-comunisti” oppure “a-fascisti” dichiarandosi con la propria ignavia interpreti autentici della loro inattendibilità.
In questi miseri atteggiamenti non si deve percepire un desiderio di attualizzazione del proprio pensiero ma un semplice e rivoltante desiderio di apostasia culturale finalizzata a soddisfare una mera brama di potere. Le correnti di pensiero esistenti nel nostro Paese sono limitate a sistemi valoriali ben definiti e riconducibili esclusivamente a quelli del pensiero Corporativo della Destra Sociale, al Pensiero Liberale, al Pensiero Cattolico, al Pensiero Marxiano nelle sue differenti declinazioni maggiormente o minormente massimaliste.
Al di fuori di queste “chiese” politiche vi è esclusivamente spazio per “comitati ” raccogliticci, composti da eterogenee presenze sensibilizzate da centri di potere economico – finanziario la cui unica amalgama è costituita dall’occupazione di immeritati spazi di potere. Oltre il 50% dell’elettorato ha ormai realizzato la irrimandabile necessità di un processo di moralizzazione della vita sociale sottraendosi alla liturgia del voto inutile.