Non si tratta di essere discriminanti e men che meno distinguere le persone dal colore della pelle o dalla nazionalità, tutt’altro, dichiara Eugenio Bravo. Il massivo arrivo di immigrati nelle coste italiane che, come già segnalato dal Segretario Generale Nazionale Siulp mette a grave rischio la tenuta dell’apparato sicurezza, a cui si aggiunge il pericolo di contagio da coronavirus, opportunamente segnalato dagli organi d’informazione, sottolinea la plastica rappresentazione di quello che può replicarsi nei territori italiani, laddove si stanziano gli immigrati sfuggiti al controllo dei CARA o che raggiungono nascostamente le nostre coste a bordo dei “barchini”.

Su questo argomento è necessario che vi sia la massima trasparenza e chiarezza, legata ad un necessario senso di responsabilità poiché, ribadisce il Segretario della provincia di Torino, trattasi non di discriminazione, ma di puro e semplice raziocinio che dovrebbe indirizzare le intelligenze di chi ha l’onere di tenere sotto controllo una potenziale epidemia. Questi immigrati che vengono intercettati dalle pattuglie del controllo del territorio ed ospitati poi nel CPR di Torino, dapprima chiedono asilo politico (ed è anche successo che l’organo giudicante, decidesse di farli uscire dal CPR, liberi di circolare nel territorio urbano, in attesa della decisione in merito alla richiesta di Asilo, bypassando pericolosamente la normativa che prevede la loro permanenza in sicurezza all’interno del CPR) poi, poiché per essere rimpatriati in Tunisia, (oggi si tratta soprattutto di immigrati tunisini) è necessario che gli immigranti si sottopongano al tampone 72 ore prima di essere rimpatriati, molti di loro, sapendo di questa procedura, si rifiutano di sottoporsi al tampone e continuano a permanere all’interno dei CPR, rischiando di compromettere la capienza dei posti disponibili, che restano occupati da costoro, creando un serio problema di sistemazione per gli altri immigrati in arrivo dagli accompagnamenti scortati dai Reparti Mobili e uffici immigrazione o portati dalle pattuglie del controllo del territorio.

E non solo, continua Eugenio Bravo, se non si metterà mano al più presto a nuovi protocolli e nuove profilassi incisive e che tengano debitamente sotto controllo la grave progressione degli sbarchi con Hot Spot al collasso, unitamente al conseguente fattore epidemiologico che vede in questi soggetti potenziali diffusori del virus, attesa la loro costante violazione della quarantena e l’inesistente distanza interpersonale tanto invocata dalle Autorità (ma d’altronde questo già si verificava normalmente nelle strutture che ospitavano gli immigrati in pieno lockdown), oltre ai seri rischi di sovraesposizione al contagio da parte dei poliziotti che controllano, vigilano, trasportano, scortano e sedano le continue violente ribellioni nei CPR, possiamo star certi che non ci sarà più bisogno di interpellare il fior fiore di scienziati per fare grandi pronostici sulla seconda ondata, e valutare i crescenti allarmi lanciati da alcuni Presidenti di regione e Sindaci, i dubbi su questo ritorno del coronavirus potrebbero essere ben presto fugati…

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