Torino per tornare a splendere deve cambiare e Andrea Nutini Revel ha la ricetta giusta: politiche per il lavoro efficaci, aiuti a commercianti, artigiani e micro-imprese, sostegno alle fasce deboli, come anziani, disabili e persone in povertà, e interventi mirati e strutturati nelle periferie, illuse e poi abbandonate dalla giunta M5S e anche da quelle precedenti di centrosinistra. E sicurezza.

“È impensabile che ci siano cittadini che hanno timore a uscire di casa in pieno giorno e commercianti che hanno dovuto chiudere la propria attività per paura, ostaggio di spacciatori e criminali, come ho testimoniato nel mio docu-video girato a Barriera d Milano. Queste scene non si devono più vedere“, è la promessa di Andrea Nutini Revel, che ha voluto mettere la sua esperienza al servizio di Torino e dei torinesi, candidandosi per il consiglio comunale nelle fila di Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni. Revel, 56 anni e laurea in giurisprudenza, è presidente di una Fondazione che si occupa di minori e dei loro rapporti con la famiglia e la scuola.

Appassionato di musica e di moto (nel suo palmares c’è anche il Rally dei Faraoni in sella a una Vespa), formatore certificato e consulente, ha deciso di candidarsi .

L’intervista ad Andrea Revel Nutini, candidato per Fratelli d’Italia al Comune di Torino

Revel, lei non è un politico di professione, è un outsider nel partito di Giorgia Meloni. Come è nata l’idea di candidarsi?

Mi candido perché amo la nostra città e penso che meriti molto di più. Sono il presidente di una Fondazione e mi occupo di minori da tanti anni. Conosco il tessuto torinese e le periferie attraverso le scuole e il rapporto con minori e famiglie. Ho assistito in questi anni, non solo durante questi ultimi 5 di incomprensibile amministrazione 5 Stelle, a un terribile impoverimento del tessuto sociale della città. Ho visto una Torino sempre più in difficoltà, sempre meno curata e con una povertà in aumento costante.

La storia di Torino è una storia di successo: di persone che sognano, che hanno saputo rinnovarsi, che creano da sempre innovazione e mode, che hanno creato lavoro e offerto possibilità a I]italiani di ogni regione. Oggi è una città che ha bisogno di decisioni, di soluzioni, di azioni e di interventi economici e sociali mirati da parte delle istituzioni che nessuno pare voglia assumere. Credo che tutti assieme, se lo vogliamo, siamo ancora in tempo a cambiare volto alla nostra città, basta volerlo davvero e basta votare le persone giuste, non i soliti che governano da 20 anni. O peggio chi si improvvisa. Forse è il momento di votare una nuova classe dirigente. Mi candido anche per offrire una scelta che sia anche novità, non solo contenuto.

Come pensa di conquistare la fiducia dei cittadini, non avendo un trascorso nelle istituzioni da raccontare, a differenza di qualche suo “collega”?

L’esperienza di un trascorso istituzionale certamente aiuta, ma non è l’unico valore che un candidato può vantare. In 30 anni di amministrazioni di sinistra abbiamo visto il cristallizzarsi di apparati che non funzionano, o funzionano soltanto per gli amici degli amici, e di posti immutabili occupati da persone che non hanno nessun interesse a cambiare lo statu quo delle cose.

La politica è innovazione, è indirizzo, è nuove idee insieme alla volontà di applicarle, senza timori. Ho un lavoro, ho capacità decisionali e, vista anche la mia attività, una grande capacità di ascolto e di rapporto con le persone. La politica si studia, attraverso la storia, si impara, ma soprattutto si fa, stando in mezzo alla gente e nelle strade. Ed è quello che faccio. I politicanti di mestiere forse erano così impegnati a cercare una poltrona dove sedersi che si sono dimenticati che per migliorare la società bisogna prima viverla. Io la società torinese la conosco bene perché ci ho vissuto, e tutt’ora ci vivo, e ci ho lavorato a lungo.

Che tipo di amministratore vorrebbe essere, se venisse eletto?

Credo che la città ed i cittadini siano un insieme di istanze, di sensibilità, di desideri, di bisogni diversi e tutti meritevoli di essere valorizzati. Il buon amministratore li considera tutti e struttura il suo lavoro per la città senza seguire unicamente le proprie idee personali a discapito di tutte le altre, come accaduto in questi ultimi cinque anni di distruttivo pensiero unico.

Vorrei essere un amministratore che utilizza il proprio tempo per non lasciare nessuno indietro e che allo stesso tempo è in grado di dare delle risposte e di riportare questa città a condizioni vivibili, sicure, con occasioni di lavoro e strumenti effettivi di sostegno ai lavoratori. Un amministratore vicino a tutti i torinesi e a chi cerca dal Comune risposte concrete.

Quali sono i temi sui quali vuole impegnarsi e su cui, secondo lei, Torino ha bisogno di lavorare?

I primi temi fondamentali sono il lavoro e riuscire a far pagare ai torinesi meno tasse, la sicurezza della città e delle periferie, il sostegno ad artigiani e micro imprese, la protezione delle fasce deboli, come anziani, disabili, donne in gravidanza e coloro che sono finiti sotto la soglia di povertà, che l’attuale giunta, così come quelle precedenti, non vuole vedere. Non può esistere progresso senza civiltà e dignità delle persone. Penso a interventi rapidi, come lo sportello di assistenza per i rapporti con banche e finanziarie, che abbiamo già attivo da giugno, alla rottamazione delle cartelle esattoriali della Soris, vero incubo dei torinesi, e alla riduzione delle imposte locali, soprattutto in questo periodo di crisi economica.

Sono convinto che sia necessaria una ripartenza del turismo e degli eventi, lavoreremo con tutte le nostre forze per far tornare a splendere la nostra città. Si può ancora fare, si può ancora cambiare, si può invertire la rotta. Se riusciremo a infondere la forza per il cambiamento e convincere i cittadini ad andare tutti alle urne, la città vedrà un vero cambio di rotta. È accaduto altrove e accadrà anche qui, sarà una vera rinascita.

Secondo i sondaggi, gli indecisi sono il 40% e, forse, non andranno a votare. Qual è il suo appello al voto ai lettori?

In questi mesi nelle periferie ho percepito una profonda sfiducia, una totale disaffezione alla politica, una rassegnazione al degrado che mi ha colpito profondamente. E tutto questo porta all’astensionismo. A tutti dico: provateci! Dateci fiducia!

Andate a votare esercitando il vostro diritto di pretendere il cambiamento. Siamo una città ricchissima di idee e di innovazione e non aspettiamo solo aiuti e piccole mance che Roma ci dà con il contagocce. La destra oggi è più che mai vicino alle persone e crede nel futuro. La destra seria, concreta e vicina ai reali bisogni dei cittadini. La destra che oggi merita fiducia. Mettete la croce su Fratelli d’Italia e scrivete “Revel”. il mio telefono per voi è sempre acceso.

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