Marco Liccione, 32 anni, è il leader de “La variante Torinese”. Il movimento “no green pass” ha organizzato varie iniziative di protesta contro il certificato verde. Per via della sua partecipazione a Roma alla grande manifestazione di sabato 10 Ottobre, sfociata nei noti scontri davanti alla Cgil, Liccione è stato chiamato in diretta al programma di Massimo Giletti “Non è l’Arena”. Con il conduttore Piemontese ha dato vita ad uno scontro sfociato nell’abbandono da parte di Liccione della trasmissione.

Abbiamo intervistato Marco Liccione, chiedendogli un parere sulle battaglie in corso e sui fatti di Roma:

Marco Liccione, abbiamo visto il suo intervento da Giletti. Ecco cosa pensa lei dell’attacco di sabato scorso alla Cgil?

Grazie per permettermi di chiarire alcuni punti che Giletti non mi ha lasciato esprimere. Io non ero personalmente presente all’attacco alla CGIL, quindi posso darvi solo la mia opinione. Io personalmente non sono per usare una strategia violenta, anche perché la stessa verrebbe usata come pretesto per legittimare ulteriori restrizioni.

Personalmente penso che la CGIL non rappresenti più in alcun modo i lavoratori, ma che sia sempre più una branca al servizio della politica. Oggi come mai prima d’ora, si è allontanata dalle esigenze dei lavoratori. Ma il mio modo di dissentire non è quello di entrare e sfasciare tutto.

Ci parli del filmato nel quale si vedrebbe il blindato travolgere i manifestanti…

Su quello ho praticamente sorpreso Giletti, in quanto non si aspettava questa storia. Si è anche lamentato perché non ne fosse stato messo al corrente prima.
Ho personalmente visto una camionetta della polizia, quella che è stata ripetutamente mostrata nella trasmissione come scossa dai manifestanti, che, prima di essere appunto scossa, ha investito alcuni pacifici manifestanti stessi. Facendo addirittura marcia avanti e poi indietro, ritornando verso i manifestanti che erano dietro la stessa, investendoli.

Io ero lì e ho visto tutto. Insieme ad alcuni poliziotti lì presenti, che avevano colto la pericolosità della situazione, abbiamo tolto le chiavi dal quadro strumenti. Perché l’autista aveva perso il controllo, per qualche ragione a me oscura. Dopodiché, alcuni manifestanti presenti agli avvenimenti si sono arrabbiati. Hanno incominciato a scuotere il veicolo.

Io però non ero tra essi. Ma quella parte di video era stata omessa, e venivano mandate in continua visione in trasmissione, immagini di violenze da parte dei manifestanti, tagliando altre scene dove avvenivano brutali pestaggi da parte delle forze dell’Ordine su cittadini inermi. Ho visto personalmente fumogeni sparati ad altezza uomo, quando davanti c’erano donne e bambini. Non ho mai vissuto una scena così drastica in vita mia.

Avrei voluto dirlo, ma Giletti continuava a tapparmi la bocca. Chiunque può riguardare il video presentato nella trasmissione dopo la mia menzione. Quando ho visto che era completamente sfocato e praticamente irriconoscibile, ho capito che il messaggio che si voleva trasmettere era a senso unico. Perché il video in questione dove si vede quello che ho dichiarato in diretta esiste, ed è in nostro possesso. E non è per nulla sfocato come è stato presentato in TV.

Tempo fa si era detto vicino a Giorgia Meloni, tant’è che in un comizio aveva rivendicato di aver fatto anche la campagna elettorale per lei. Ora la avvicinano ai centri sociali e agli anarchici. Lei come si colloca in merito? Le due posizioni sono molto lontane le pare?

Io ho recentemente compreso di essere stato fregato per anni dalle ideologie, come molti altri cittadini. In questi quasi due anni, ho risperimentato l’unità con altre persone che prima consideravo “avversarie “, ma che poi in effetti sono più simili a me che differenti. Persone di destra e sinistra, che poi alla fine si trovano nella stessa fila al supermercato.

Ognuno di loro con gli stessi problemi e ognuno sottoposto ad una dittatura di chi non rappresenta più il popolo. Le ideologie sono giuste, ma lo sono solo in un mondo giusto. In questo mondo vengono usate per dividere il popolo, mentre i politici fingono di farsi una guerra ideologica quando poi viaggiano insieme per proteggere i propri privilegi. Da quel momento ho deciso di lavorare a fianco di chiunque fosse disposto a battersi per la causa comune.

Le piazze sono piene di persone di destra, sinistra, centro che sono stufe di divisioni e vogliono riprendersi il controllo della propria sovranità. Quindi al momento una causa comune è sufficiente per unire. Infilarsi nelle ideologie significherebbe dividersi e fare il gioco del regime. Che ha paura di un popolo forte e unito nelle differenze, che sono la natura dell’uomo.

La sua “la variante Torinese” è nata fondamentalmente da una scissione interna al movimento anti Lockdown. Ci sono ancora dissapori interni?

Ultimamente abbiamo compreso che la cosa fondamentale non è creare contrasti pensando come un partito. Un partito sceglie la via di coordinare una sola linea che tutti devono seguire. Noi a questo punto siamo più coesi, per la ragione che non obblighiamo nessuno ad essere d’accordo su un solo modo di operare.

Lasciamo a ciascuno libero arbitrio, anche nelle proteste.

La sua lotta le sta costando parecchio immaginiamo, a quante multe e denunce è arrivato fino ad ora? fin dove è disposto ad arrivare per le sue idee?

5 multe e 2 denunce, più la perdita del lavoro. Sono disposto ad arrivare fin dove è necessario per il diritto alla libertà di tutti noi

Quali sono i prossimi appuntamenti in piazza in cui sarà protagonista Marco Liccione?

Innanzitutto io non sono un protagonista. Io sono il portavoce de “La Variante Torinese”. Venerdì 22 ottobre avremo un importante evento che parlerà di legalità dei cittadini in relazione all’illegalità del Regime. Mai la nostra Costituzione è stata violentata come in questo momento.

6 Commenti

  1. […] Marco Liccione del gruppo La Variante Torinese ha affermato che “nessuno può fermare il popolo unito. Gli insensati tentativi di Palazzo Chigi di opprimere il legittimo dissenso, sono falliti. I sit-in proseguiranno a oltranza fino a quando il Governo non eliminerà l’ obbligatorietà, in Italia, del Green pass. E finchè Mario Draghi non si dimetterà insieme a tutto il suo esecutivo”. […]

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