“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta”. Queste le parole di Indro Montanelli, pronunciate il 7 maggio del 1949.
Il Grande Torino
La nascita del cosidetto “Grande Torino” risale all’estate del 1939, quando l’industriale Ferruccio Novo assunse la presidenza del AC Torino, succedendo all’Ing. Giovanni Battista Cuniberti.
Per Novo si trattò di un ritorno al passato: giocò infatti al Toro da giovanissimo, nel 1913. Senza però riuscire mai a raggiungere la prima squadra.
Le prime mosse in granata furono quelle di riorganizzare la società. Trasse profitto dai suggerimenti di Vittorio Pozzo, ovvero l’intuizione rendere la gestione più simile ai modelli delle squadre inglesi.
Il primo acquisto di spessore effettuato da Novo fu il diciottenne Franco Ossola, prelevato dal Varese. L’attaccante fece il suo esordio il 4 febbraio 1940, in Novara-Torino 0-1.
Intanto l’Italia, che sino ad allora era rimasta alla finestra, il 10 giugno 1940 entrò nel conflitto mondiale al fianco della Germania.
La Guerra e il calcio
Mussolini non reclutò alcun calciatore per il conflitto e giustificò questa scelta con la frase: “Servono più sui prati che all’esercito”.
L’anno successivo Ossola mostrò il proprio valore: concluse la stagione con 15 reti in 22 presenze. Il Toro terminò al settimo posto con 30 punti, 9 in meno del Bologna Campione d’Italia.
I soldi per il calcio erano pochi, e Novo giocò d’anticipo. In vista del campionato 1941/1942 portò in granata ben cinque nuovi giocatori: dall’Ambrosiana arrivò Ferraris II, l’ala sinistra della Nazionale campione del mondo 1938. Dalla Fiorentina arrivò Romeo Menti, un’ala veloce con facilità di piede e tiro potentissimo. Quindi Alfredo Bodoira, Felice Borel e Guglielmo Gabetto, un terzetto proveniente dai cugini bianconeri della Juventus.
Mazzola e Loik vennero acquistati da Novo nel 1943, il primo era un regista e uomo-gol, il secondo un’ala veloce con grande corsa e spirito di sacrificio per la squadra.
Si aggiunse a loro il mediano Giuseppe Grezar, prelevato dalla Triestina. Tutti e tre facevano già parte della Nazionale di calcio italiana guidata da Vittorio Pozzo.
Così nasceva l’undici destinato ad essere ricordato come il Grande Torino.
[…] dai carri armati, il c.t Vittorio Pozzo decise di costruire la nuova Nazionale attorno al “blocco Torino”. Un primato che testimoniava la schiacciante superiorità di una squadra che non aveva rivali in […]