Via Roma per Torino rappresenta il salotto cittadino, la via che maggiormente identifica la città sabauda. Una via che, attraversando il centro storico con la maestosità e l’imponenza dei suoi portici, rende quella importante porzione della città elegante e moderna.

Via Roma è diventata negli anni il simbolo dello shopping cittadino, nonché il primo affascinante biglietto da visita per chi, scendendo dai treni della stazione Porta Nuova, si immerge così nel cuore della prima capitale d’Italia.
La via unisce piazza Castello a corso Vittorio Emanuele II. Lungo il percorso comprende piazza C.L.N. e piazza San Carlo, terminando in piazza Carlo Felice, di fronte appunto alla storica stazione.

Orientata sull’asse nord-sud, essa percorre parallelamente il reticolo d’impostazione tipica delle città romane di Julia Augusta Taurinorum. La via è raggiungibile da piazza Carlo Felice o da Piazza Castello, dove passano le principali linee di trasporto pubblico di bus e tram. Nel tratto ancora aperto ai veicoli è percorsa da una linea di bus elettrici, la Star1.

Ma l’architettura di via Roma, nel corso del tempo, è profondamente cambiata. Vediamo come e quando

Venne battezzata alla sua apertura, sul finire del XVI secolo, “Via Nuova” o “Contrada Nuova”. Venne realizzata dall’architetto umbro Ascanio Vittozzi, per volontà del duca Carlo Emanuele I di Savoia: misurava, allora, 10 metri di larghezza. La via divenne ben presto uno dei principali assi della città.

Fino ai primi decenni del XIX secolo, la strada terminava all’incrocio dell’attuale via Antonio Gramsci: fu Carlo Felice di Savoia a ordinarne l’espansione negli ultimi due isolati attuali. La via fu dedicata a Roma il 29 marzo 1871. All’inizio del Novecento, manteneva ancora le sue caratteristiche forme barocche.

Risultava essere però una direttiva caotica e trafficata. Era percorsa da due linee tranviarie: una in direzione del Ponte Isabella, l’altra verso corso Orbassano. A ciò si aggiungevano ben sei cinematografi, oltre al grande salone della “Galleria Nazionale”.
La via era contornata, ai lati, da numerose bancarelle. Antesignane degli attuali negozi.

Via Roma ridisegnata dal fascismo

La necessità quindi di rendere la via meno caotica e più ordinata portò, a cavallo degli anni venti e trenta del novecento, al ripensamento totale dell’asse. Il progetto era ambizioso e prevedeva una radicale ristrutturazione.

Abbandonati i primi progetti, considerati troppo “futuristi”, si optò per una soluzione che ben si accordasse agli stilemi barocchi esistenti.
Il periodo della ristrutturazione totale è quindi quello del ventennio fascista, con la prima fase della ristrutturazione che risale al 1931.

Riguardò la sezione che collega piazza San Carlo a piazza Castello. E così venne modificata, donando alla via i bellissimi portici caratterizzati da motivi a serliane. A ciò vanno aggiunti gli edifici in stile eclettico.

I portici sono stati completamente pavimentati da marmi policromi, di esclusiva provenienza italiana. Questa prima tratta venne aperta al pubblico il 28 ottobre del 1933. La scelta di pavimentazione del fondo stradale fu insolita, ma di grande effetto: in questo primo tratto infatti fu usato un pavè di cubetti di legno. Ciò conferiva un ulteriore prestigio alla via. Tale pavimentazione venne rimossa nel dopoguerra, a seguito dei danni causati dai bombardamenti sulla città del 1944.

La Torre Littoria

In parallelo alla realizzazione di questa prima fase, venne costruita a tempo di record la Torre Littoria, sita nell’isolato di Sant’Emanuele.

La seconda sezione che collega piazza San Carlo a piazza Carlo Felice, quindi alla stazione di Torino Porta Nuova, venne coordinata dell’architetto Marcello Piacentini ed è caratterizzata dai dettami dell’architettura razionalista.
Molti edifici furono abbattuti per realizzare il progetto nell’area del quadrilatero composto da via XX Settembre, via Lagrange, via Giolitti e via Andrea Doria. Gli isolati vennero realizzati a impianto reticolare, con austeri edifici in stile razionalista, come l’imponente Albergo Principi di Piemonte e l’ex Albergo Nazionale nell’attuale piazza C.L.N.

I portici presentano una trabeazione continua e sono scanditi dall’impostazione a colonne binate in accordo con quelli su piazza San Carlo.
Questo secondo tratto venne aperto al traffico nell’ottobre del 1937 e completato nell’estate del 1938. Fu inaugurato il 28 Ottobre (data simbolo del Fascismo, emblema della Marcia su Roma) dello stesso anno.

La planimetria, complessiva dei due interventi, è tutt’oggi visibile sulle fronti cieche delle due chiese di San Carlo e di Santa Cristina.

La galleria sotto via Roma? Per la Metropolitana (ma oggi sono parcheggi)

Venne prevista anche una galleria sotterranea, che avrebbe dovuto ospitare una prima linea di metropolitana negli anni 1960, che però non fu mai realizzata. Infine, tali spazi, furono destinati dalle amministrazioni successive a parcheggi sotterranei.
Attualmente un vasto sistema di parcheggi sotterranei comunicanti si estende lungo tutto l’asse della via, da piazza Castello sino a piazza Carlo Felice.

A ciò fu aggiunto, tra il 1931 e il 1937, il rinnovo degli impianti d’illuminazione di via Roma, su progetto dell’ingegner Guido Peri.
Nel tratto compreso tra piazza San Carlo e piazza Castello fu introdotta l’armatura illuminante oggi conosciuta come “Settecento Grande”, su modello delle lanterne a gas dell’Ottocento. Mentre l’impostazione razionalista della via Roma “piacentiniana” portò all’adozione di lanterne tronco-piramidali, dette “Novecento”.

Insomma via Roma come la conosciamo oggi, ordinata, pulita e con tratti imperiali fu il risultato della grande opera architettonica del fascismo. Opera che diede la veste attuale, trasformando una via caotica nell’affascinante salotto cittadino ancora oggi apprezzato e a amato dai torinesi. E non solo.

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