Piccola premessa: tutti i dati raccolti in questo articolo derivano dalla Open Source Intelligence occidentale, vicina agli ambienti della Nato, da analisti ad essa collegati o indipendenti.
Secondo gli ultimi resoconti disponibili gli aspri combattimenti in essere su tutta la linea di contatto (e in particolare sul fronte di Bakhmut-Artemovs’k) hanno gravemente compromesso il parco mezzi dell’esercito ucraino. In particolare, data l’assenza di pezzi di ricambio e delle perdite al fronte, i mezzi corazzati e di artiglieria sono via via più compromessi. La cannibalizzazione e le perdite stanno progressivamente erodendo le capacità meccanizzate delle Forze Armate Ucraine (AFU).
L’Ucraina è quasi totalmente priva di capacità industriale e dipende oramai totalmente dai rifornimenti degli alleati occidentali, che hanno però esaurito le scorte di veicoli ex-sovietici. Da qui l’esigenza della Nato di richiedere ai Paesi satellite di fornire il prima possibile i mezzi occidentali, tra cui il tanto dibattuto carro armato Leopard, di produzione tedesca.
Anche qualora arrivasse il definitivo via libera tedesco all’esportazione dei propri Panzer, ciò non migliorerebbe fattivamente la situazione del regime di Kiev sul lungo periodo, principalmente per 3 motivi:
1. Si verrebbe a complicare ulteriormente la già esasperata logistica Ucraina, che vedrebbe coesistere sistemi ex-sovietici con sistemi Nato di diversi periodi, paesi e munizionamento.
2. I carri armati da combattimento moderni richiedono, per operare a livello di squadra e di concerto con la fanteria ed i mezzi di supporto, almeno 6 mesi di addestramento per gli equipaggi. Tempo che Kiev non ha.
4. Il Leopard 2 (come l’Abrams) è estremamente costoso da produrre ed è disponibile in quantità limitate (dal ’79 ad oggi ne sono stati prodotti solamente 3.600 a fronte di 30.000 T-72, più di 5.500 T-80 e oltre 4.500 T-90). Anche la manutenzione ed il mantenimento della capacità combattiva di questo mezzo risultano estremamente complesse.
Oltre a ciò bisogna considerare come, mentre la Russia sia entrata di fatto quasi in un economia di guerra, con le fabbriche di armamenti che operano su 3 turni, gli ucraini in sette giorni consumano gli obici prodotti dagli Usa in un mese. E gli arsenali dei paesi europei sono già quasi del tutto esauriti.
Il fattore umano e le capacità di mobilitazione dell’AFU
Gli analisti occidentali sostengono che (nonostante le statistiche ucraine sostengano il contrario) le zone attualmente sotto il controllo del regime di Kiev siano popolate da meno di 30 milioni di persone. La Russia può contare su una popolazione di più di 146 milioni di abitanti, esclusi quelli delle regioni sotto il suo controllo, ma non riconosciute internazionalmente.
Una popolazione almeno 5 volte superiore a quella dell’Ucraina, ed uno strapotere pressoché assoluto in termini di mezzi corazzati, artiglieria ed aviazione. Gli analisti occidentali ritengono che, con una seconda mobilitazione di altri 300.000 o 500.000 riservisti, l’AFU verrebbe semplicemente travolta dalla dura legge dei numeri.
Nel frattempo le forze armate ucraine hanno pressochè raggiunto la totalità delle loro capacità di mobilitazione. Sugli stessi media ucraini appaiono i necrologi di insegnanti, esperti ICT, ingegneri. Nessuno è risparmiato. Neanche chi è l’unico abile al lavoro che può prendersi cura di genitori disabili, o i padri di famiglie numerose. Tutti sono inviati in prima linea.
Nel mentre è notizia di questi giorni che il governo ucraino ha iniziato la registrazione degli uomini potenzialmente idonei al reclutamento ma residenti all’estero. Segno di perdite sempre più pesanti da parte dell’AFU e di un potenziale di mobilitazione spremuto oramai allo stremo.
Secondo le stesse fonti, Kiev si starebbe avvicinando sempre di più ad un punto di rottura e alla sconfitta nella guerra. A meno di un intervento diretto delle forze occidentali. Nonostante ciò, si aspettano una guerra ancora lunga, e non priva di rischi per le Forze Armate russe (RF).
I consigli della Nato per ribaltare l’esito della guerra a favore di Kiev: ecco la controffensiva ucraina che le forze armate RF devono temere.
La prima controffensiva prevedeva l’avanzata dell’AFU in direzione di Tokmak, per poi giungere a Berdiansk, distruggere il ponte di Kerch tramite il sistema Himars e creare una gigantesca sacca che isolava le truppe operanti nei settori di Zaporizhia, Melitopol e della Crimea dal resto delle Forze Armate Russe.
Tale azione è stata sventata grazie al progressivo consumo delle riserve ucraine nella battaglia di Bakmut e Soledar.
Ad ora gli ucraini non dispongono delle truppe necessarie a prendere l’iniziativa sul fronte meridionale, al contrario nelle ultime ore è la Russia ad essere passata all’offensiva nel settore di Zaporizhia.
La battaglia per Artemivs’k-Bakhmut non solo ha svolto un ruolo imprescindibile nell’eliminare il rischio tattico di una controffensiva ucraina nel settore di Zaporizhia. Ma ha svolto un altrettanto fondamentale compito: sfondare la principale linea fortificata ucraina presente nel Donbass sin dal 2015. Ora le forze armate ucraine, per evitare l’aggiramento della loro “linea Maginot“, avranno bisogno di ulteriori soldati, attingendo a riserve già esigue e sguarnendo progressivamente gli altri fronti.
Come può la Russia accelerare il tracollo dell’AFU?
Sarebbe essenziale, secondo diversi esperti, la distruzione dei principali nodi logistici che portano il munizionamento e le armi occidentali dall’Europa alle zone del fronte. Per fare ciò è fondamentale disabilitare i ponti sul fiume Dnepr e successivamente colpire in maniera sistematica tutto ciò che alimenta l’infrastruttura ferroviaria Ucraina, attraverso la quale giunge la grande maggioranza dei rifornimenti dell’AFU.
I depositi delle locomotive Diesel, una volta disabilitata la rete elettrica, dovrebbero essere considerati un obiettivo prioritario. Tali sistemi di trasporto sarebbero praticamente insostituibili. Tutto ciò agevolerebbe una conclusione più rapida delle ostilità, a favore delle forze armate RF.
La Russia ha gli uomini e i mezzi necessari a ciò che, in gergo tecnico, è definita “materialschlacht” (guerra di materiali-logoramento). L’Ucraina sembra non avere possibilità di vittoria sul lungo periodo. Può solo ottenere un prolungamento delle ostilità mediante una difesa tenace su posizioni preparate o modesti successi tattici come le offensive estive. La consegna a singhiozzo di armi occidentali prolunga le sofferenze del popolo ucraino, senza dare al regime di Kiev alcuna possibilità di reale vittoria.
[…] Aunque Alemania dé luz verde definitiva a la exportación de sus «Panzer», la posición de las Fuerzas Armadas de Ucrania no mejorará a largo plazo por tres razones principales: […]
[…] Anche qualora arrivasse il definitivo via libera tedesco all’esportazione dei propri Panzer, ciò non migliorerebbe fattivamente la situazione del regime di Kiev sul lungo periodo, principalmente per 3 motivi: […]
Condivido ciò che dice Andrea. Più si prolunga la sofferenza delle genti coinvolte e peggio sarà per tutti, anche sotto il profilo economico. Il popolo italiano riduce tutte le spese possibili, ma tutto ha un limite.