(Adnkronos) – "Con il nuovo nomenclatore tariffario è a rischio il futuro del nostro sistema sanitario nazionale e il ruolo cruciale dei centri diagnostici privati accreditati, il vero primo presidio di cura per i cittadini". E' l'allarme lanciato da Luca Marino, vicepresidente di Unindustria sezione sanità nel corso del suo intervento in occasione della prima grande iniziativa a carattere nazionale che si è tenuta questa mattina al Teatro Brancaccio a Roma. Le più rappresentative categorie dei laboratori di analisi si sono riunite sotto una unica sigla, Uap – Unione ambulatori e poliambulatori per dare voce a ciò che accadrà alla sanità territoriale con l'ingresso delle tariffe imposte dal nuovo nomenclatore, a partire dal primo aprile 2024. "La politica di riduzione delle tariffe imposte dal Ssn sta mettendo a rischio la sostenibilità finanziaria delle nostre strutture, ma soprattutto la qualità delle cure che possiamo offrire ai cittadini italiani – sottolinea Marino – La collaborazione tra il settore pubblico e quello privato accreditato è un pilastro fondamentale del nostro Servizio sanitario nazionale. Le strutture private accreditate sono parte integrante del Ssn: con più di un miliardo di prestazioni annue, pari al 60% del totale delle prestazioni erogate, forniamo servizi essenziali che alleggeriscono il carico sulle strutture pubbliche, garantendo tempi di attesa ridotti e accesso a tecnologie avanzate". "L'introduzione del nuovo nomenclatore tariffario – aggiunge il vicepresidente – impone un taglio di oltre il 40% alle tariffe precedentemente in vigore, riducendo drasticamente il rimborso dovuto dalla Regione per le nostre prestazioni. E' a rischio l'accessibilità e la qualità delle cure per i cittadini, in particolare per i più fragili. Abbiamo bisogno di tariffe che riflettano i costi reali dei servizi che offriamo, che ci permettano di investire in innovazione e che assicurino la sostenibilità delle nostre strutture. Tuttavia, il ministro della Salute Schillaci, che riconosce l'importanza cruciale dell'assistenza territoriale che offriamo, sembra muoversi in direzione opposta", osserva Marino. Queste tariffe nazionali "decurtate creeranno ancora di più una sanità di serie A e una di serie B". Le Regioni più virtuose, "come Lombardia, Emilia Romagna e Liguria, sono state in grado di correggere il tiro e integrare con fondi propri il delta decurtato", mentre le Regioni del Sud "non possono perché i loro conti non lo permettono". Risultato? "Mezza Italia – avverte – potrebbe trovarsi nella condizione di non avere più un riferimento di cura di prossimità, con cittadini con bisogno di cure disorientati e tanti posti di lavoro che salteranno". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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