“La sequenza degli spari esplosi è in sostanza qualificabile come una vera e propria esecuzione”. È quanto si legge nelle motivazioni della condanna all’ergastolo di Massimo Bianco. Ovvero l’uomo (guardia giurata 49enne) che il 7 maggio 2021 uccise a Torino, sul pianerottolo di un palazzo in corso Novara 87, l’ex moglie Angela Dargenio.
Lo scorso 24 febbraio la Corte d’Assise presieduta dal giudice Alessandra Salvadori ha condannato l’uomo all’ergastolo. Una condanna superiore alle richieste del pm Francesca Traverso, che si era fermata a 30 anni di carcere.
Bianco uccise la moglie sparando diversi colpi di pistola, di cui un ultimo quando la donna era già a terra. Per il giudice la guardia giurata ha agito “con freddezza. Concludendo la propria azione con la spietata esecuzione della ex moglie colpendola al capo”. “Proprio l’esplosione del proiettile indirizzato alla testa della Dargenio, offre la chiave di lettura più univoca rispetto all’interpretazione delle intenzioni del Bianco. – Scrive il giudice. – La circostanza che tale colpo sia stato sparato quando la donna si trovava distesa a terra porta a ritenere che con il proiettile indirizzato al capo di Dargenio Angela il Bianco abbia voluto assicurarsi il decesso della donna. Che, a quel punto, non poteva che essere già agonizzante viste le massive lesioni in precedenza causate alla zona toracica ed agli organi interni. Eliminando in radice ogni possibilità di sopravvivenza della vittima”