Gli aveva legato le mani con una sciarpa, dietro alla schiena. Lo aveva picchiato fino a fargli scoppiare l’intestino, riducendolo in fin di vita. Tutta la violenza fisica e psicologica subita da un bambino di sei anni è dentro alle 36 pagine delle motivazioni della sentenza di condanna a dieci anni di carcere, che il gup del Tribunale di Torino, Ersilia Palmieri, ha inflitto, lo scorso maggio, al patrigno del piccolo, un 26enne di origini nordafricane.
Accusato di tentato omicidio, l’uomo ha avuto lo sconto previsto dal rito abbreviato. L’avvocato difensore, Basilio Foti, aveva chiesto la riqualificazione del reato in lesioni gravissime, ma il giudice ha accolto la tesi avanzata dal pm Enzo Bucarelli.
Per un bicchiere d’acqua bevuto senza chiedere il permesso, il 14 gennaio 2022, il bambino era stato picchiato con una serie di pugni sulla pancia. Ricoverato d’urgenza era stato salvato da un intervento chirurgico. In ospedale il patrigno e la mamma, italiana, gli promettevano giochi e di portarlo alle giostre, pur di convincerlo a mentire.
“E’ caduto dalle scale”, ma non era vero
“È caduto dalle scale”, spiegarono ai medici. L’uomo, intercettato, disse al piccolo come comportarsi, perché se avesse raccontato la verità “ti portano via e non vedrai mai più né mamma né nonna. Ti portano in un posto lontano” e aggiungeva: “Ti prometto che non lo faccio mai più, appena esci vai da nonna, vai al mare”.
Il bambino ubbidì confermando alla psicologa che era “caduto”. Solo quando l’uomo venne arrestato per un altro reato, la compagna, che anche lei è vittima di maltrattamenti, trovò il coraggio di parlare e iniziò a raccontate un’altra storia “disvelando – scrive il gup – l’effettiva gravità dei maltrattamenti e delle violenze cui erano sottoposti lei e il figlio”. Poi ci sono le parole del bambino, di quando mima i pugni subiti.
“Sono IT” per spaventare il bimbo
“Ti uccido, oggi ti uccido bastardo. Sono It”, così gli diceva il patrigno, imitando il film horror di Stephen King. In un’occasione il 26enne lo aveva messo sul balcone, al freddo, ancora bagnato dalla doccia “Mi aveva asciugato un pochino la testa con l’asciugamano – racconta il bimbo – e mi aveva messo sul balcone, così avevo freddo”. E non era la prima volta che veniva punito con l’acqua fredda. Il piccolo spiega anche di quando sovrappone le mani e pregava che la mamma non andasse via.
“Si tratta — scrive il giudice — di molteplici episodi di aggressioni e violenze fisiche e psicologiche. Fino all’ultima condotta che, solamente per cause non dipese dalla volontà dell’autore del reato, non ha portato alla morte del bambino”.