Renzo Tarabella, l’autore dei quattro omicidi della strage di Rivarolo Canavese, non aveva più i titoli idonei alla detenzione di armi. E non avrebbe più potuto tenere una pistola in casa.

Il porto d’armi a uso sportivo che aveva dal 1978 era scaduto nel 2016. E da allora non l’aveva rinnovato. Secondo quanto riportato sulle pagine locali del quotidiano ‘La Stampa’, la questione è stata sollevata dagli avvocati Sergio Bersano e Antonella D’Amato, legali della figlia dei coniugi Dighera. Uccisi da Tarabella con la moglie e il figlio.

L’83enne è ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale Molinette. Dopo la strage, ha tentato di togliersi la vita, ma il proiettile che ha riservato per sé gli ha solo lesionato la parte sinistra del volto e dell’occhio.

Interrogato la scorsa settimana, il pm Lea Lamonaca ha in programma un nuovo interrogatorio nei prossimi giorni per chiarire i contorni della vicenda. Assistito dall’avvocato Flavia Pivano, si è limitato a dire che essere rimasto vivo rappresenta per lui già una condanna. E ha affermato di aver agito perché rimasto solo.

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