Nel settembre scorso fu il proprietario del bar Alexander in corso San Maurizio a Torino a finire in carcere, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. La cocaina era all’interno del cocktail bar da lui gestito in corso San Maurizio e presso la sua abitazione. Lo stupefacente, già suddiviso in dosi, era nella cucina del bar, sia all’interno di un fornetto elettrico che sotto il lavello. Sequestrati complessivamente 166 grammi di cocaina, 1350 €, un bilancino di precisione, diversa sostanza da taglio, una mazza da baseball, uno sfollagente telescopico in metallo e un tirapugni. Altri 50 grammi della stessa fattispecie erano nascosti nella cassaforte di casa.
L’arresto del fratello
Nel medesimo bar lavoravano due fratelli. Gli investigatori dal Commissariato San Secondo, ne hanno arrestato uno, un 32enne. Arrestato lo scorso lunedì per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio dopo alcune indagini svolte.
Il giovane era a casa della convivente dove gli agenti lo hanno rintracciato. Nell’abitazione sono stati rinvenuti oltre 23 grammi di cocaina pura in pietra, più di 73 grammi di hashish e della marijuana, oltre ad un bilancino di precisione e 290 euro in contanti. Inoltre, EVAN, cane poliziotto, ha fiutato sempre all’interno della camera da letto una busta da lettere contenente 1000 euro in banconote da 50.
Una seconda abitazione contenete altra droga
Continuando con la perquisizione gli agenti trovano inoltre un atto notarile relativo ad un piccolo alloggio sito in via Coppino, intestato a suo fratello. Trovano anche delle chiavi, il giovane però è reticente, non aiuta gli investigatori. Questi, comunque, intuiscono che quelle chiavi con ogni probabilità aprano l’alloggio del quartiere Madonna di Campagna. Ed è proprio così: il giovane aveva chiesto al fratello, incensurato, di intestarselo, per evitare dei problemi avendo a proprio carico degli insoluti col fisco. Di fatto l’abitazione, parzialmente arredata, è nella piena disponibilità dell’arrestato.
Nell’alloggio, sotto il lavello della cucina, gli operatori rinvengono altri 51 grammi e mezzo di cocaina pura in pietra, una lametta con tracce di stupefacente e diversi ritagli in cellophane utilizzati per confezionare le dosi.
Lo spaccio lo gestiva tramite chat ‘a tempo’
L’uomo, per le sue attività illecite, ha utilizzato un’app di messaggistica segreta che consente di autodistruggere i messaggi in pochi secondi così da eliminare ogni traccia delle conversazioni. Alcuni messaggi, vuoi per errore o guasto tecnico, non si sono però autodistrutti e pertanto sono stati visionati dai poliziotti sul dispositivo.