Hanno costruito un complesso meccanismo, una grande truffa al sistema sanitario nazionale, garantendo cure mediche gratuite a persone che non ne avevano diritto. I carabinieri di Torino hanno eseguito 3 misure cautelari nei confronti di due cittadine albanesi e del figlio di una delle due donne, impiegato all’Agenzia delle Entrate. Accusati, a vario titolo, di truffa aggravata e accesso abusivo in banca dati. Per le donne sono scattati, rispettivamente, gli arresti domiciliari e l’obbligo di firma. Mentre per l’uomo la sospensione dal pubblico ufficio. In totale sono stati accertati 175 episodi di frode, per un danno complessivo di oltre 1 milione di euro.

L’indagine è stata condotta tra settembre 2019 e ottobre 2020 dai militari del Nucleo investigativo di Torino. Ha permesso di accertare come le due donne, operando in qualità di mediatrici culturali nei centri Isi (Informazione salute immigrati) di Torino e provincia, abbiano favorito dei connazionali. Consentendo loro di curarsi a spese dei contribuenti italiani. La legge consente, infatti, al cittadino extracomunitario non in regola con le norme sul soggiorno, di accedere comunque alle cure sanitarie. Che restano a carico del sistema pubblico. Ma solo nel caso in cui sia dimostrata una condizione di indigenza.

La truffa alla sanità

A queste persone è assegnato il codice identificativo Stp (Straniero temporaneamente presente) mediante il quale possono ricevere le cure mediche nelle strutture sanitarie pubbliche. Le due donne invitavano i cittadini albanesi a dichiarare una data di ingresso in Italia risalente a oltre tre mesi prima. Così da risultare irregolari sul territorio nazionale.

Per evitare che le autorità risalissero alla reale data di accesso in Italia attraverso il visto impresso sul passaporto, invitavano a sporgere denuncia di smarrimento del documento. Successivamente, veniva fatta redigere una falsa dichiarazione di indigenza, così da ottenere il codice Stp. Il figlio della donna accedeva poi alla banca dati dall’Agenzia delle Entrate per accertamenti patrimoniali sui beneficiari delle prestazioni. Gli inquirenti hanno individuato 152 cittadini albanesi, tutti indagati in concorso per truffa, quasi tutti giunti in Italia con l’unico scopo di curarsi gratuitamente.

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