(Adnkronos) – La Russia vuole la pace ed è pronta a discutere. L’Ucraina, che ha iniziato la guerra, non ha però intenzione di porre fine al conflitto. E’ la visione che Vladimir Putin propone nella conferenza fiume di fine anno: il presidente russo parla per oltre 4 ore, rispondendo a domande che toccano decine di temi diversi. L”operazione speciale’ in Ucraina monopolizza l’attenzione e il leader del Cremlino delinea il suo scenario in un quadro complesso. 

L’Ucraina, che ha appena ricevuto l’ok per il prestito di 90 miliardi dall’Ue, non vuole accettare sacrifici territoriali e ha appena rivendicato di aver colpito una petroliera della flotta fantasma russa nel Mediterraneo, aprendo un nuovo potenziale fronte. Nel rebus sempre più articolato, la mediazione degli Stati Uniti – partendo dal piano elaborato dal presidente Donald Trump – è sempre più complicata: “Potremmo non arrivare ad un accordo”, ammette il segretario di Stato americano, Marco Rubio. 

 

Putin accende la giornata puntando il dito contro Kiev: “L’Ucraina si rifiuta praticamente di porre fine al conflitto con mezzi pacifici”, mentre Mosca è disposta a farlo “sulla base dei principi che ho delineato lo scorso anno”, che prevedono “l’affrontare le cause profonde che hanno portato a questo conflitto”. L’obiettivo è “vivere in pace e senza conflitti nel 2026. Lo ripeto ancora una volta: vogliamo risolvere tutte le questioni controverse attraverso i negoziati”, ripete. “Le nostre truppe stanno avanzando lungo tutta la linea di contatto, con velocità variabile a seconda dei settori, il nemico si sta ritirando in tutti i settori”. 

Traduzione? L’Ucraina deve rinunciare al Donbass, le regioni invase dalla Russia non tornano a Kiev, che dovrà rimanere fuori dalla Nato senza accogliere truppe europee sul proprio territorio. “La palla è nel campo di Kiev e dei suoi sponsor europei”, dice Putin ribaltando il quadro: l’aggressore si trasforma in aggredito. 

“Non ci consideriamo responsabili della perdita di vite umane perché non abbiamo iniziato noi questa guerra. Il governo di Kiev ha iniziato la guerra nell’est dell’Ucraina nel 2022, e avrebbe dovuto lasciare la popolazione libera di scegliere il proprio stile di vita in quella parte del Paese”, la versione del presidente russo, convinto di aver già “accettato “compromessi ad Anchorage” nei colloqui Trump. “Affermare che respingiamo qualsiasi cosa è inappropriato e inadeguato. Siamo pronti per negoziati e per porre fine al conflitto con mezzi pacifici”. 

 

Le parole di Putin sono un messaggio non solo – e non tanto – all’Ucraina, ma anche agli Stati Uniti. In queste ore, a Miami, vanno in scena nuovi incontri: da una parte Steve Witkoff e Jared Kushner, gli emissari di Trump, dall’altra la delegazione di Kiev. Il dialogo è complesso, come riconosce il segretario di Stato americano, Marco Rubio. “Ci sono fattori complessi. Su questo pianeta solo gli Stati Uniti possono interagire con le due parti, abbiamo investito energie e tempo a cominciare dal presidente Trump. Stiamo cercando di identificare le posizioni di entrambi i paesi e portarli ad un accordo. Una guerra può finire con una resa, che in questo caso non è una prospettiva a breve termine”, dice il numero 1 della diplomazia americana. 

“Solo un accordo può portare alla fine della guerra, un accordo richiede che entrambe le parti cedano e ottengano qualcosa. Stiamo cercando di capire cosa possono dare e cosa si aspettano di ottenere i due paesi. Alla fine, la decisione spetta ai due paesi. Non stiamo imponendo un accordo a nessuno, ovviamente ci vuole molto tempo. Abbiamo fatto progressi, ma non basta una conferenza stampa per arrivare all’obiettivo”, dice. 

Le parole di Putin non autorizzano a nutrire particolare fiducia in un epilogo positivo. “C’è quello che le persone dicono e c’è quello che fanno. Non baseremo il nostro approccio su quello che le persone dicono”, dice Rubio, glissando sulle conquiste rivendicate dal presidente russo e sui proclami relativi al conseguimento degli obiettivi per via diplomatica o bellica. “Il nostro ruolo è molto semplice, cerchiamo un punto di incontro. Magari succede questa settimana, magari succede tra un mese, magari servono molti mesi. O potremmo non avere un accordo”, ammette. “Non possiamo contringere né l’Ucraina né la Russia a fare un incontro”. 

Dialogo sì, ma entro limiti definiti. Putin vorrebbe che gli Stati Uniti riconoscessero come russi i territori occupati: “Non può esserci un accordo se l’Ucraina non è d’accordo”. Perché Trump si adopera così tanto? “Questa settimana moriranno 8-9000 persone, 5-6000 vittime saranno russe. E’ una guerra sanguinosa, che sta facendo danni devastanti: la ricostruzione per l’Ucraina diventa più costosa e complicata giorno dopo giorno”. 

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