Nel territorio di Salerano Canavese, un paesino di poche centinaia di abitanti alle porte di Ivrea, sorge una villa. Ormai è abbandonata da diversi anni, ma veste un notevole fascino.
Si tratta di villa Pallavicino Mossi, residenza estiva edificata nei primi anni del Novecento per iniziativa del marchese Giuseppe Pallavicino Mossi in una splendida posizione panoramica.
La costruzione, infatti, domina tutta la zona circostante con una straordinaria veduta sull’anfiteatro morenico eporediese, un imponente complesso di origine glaciale che risale al periodo Quaternario.
La villa si ispira chiaramente, nelle forme architettoniche, allo stile “Secondo Impero” sviluppatosi in Francia nel periodo compreso fra il 1852 e il 1870. Caratterizzato dall’utilizzo di stili diversi che spaziano dal Rinascimento al Neoclassicismo.
La storia della villa
Abitata dalla famiglia Pallavicino, la villa conta ventuno camere da letto, dieci bagni, una biblioteca, un salone. Ma anche una cappella privata e una scalinata di marmo di straordinaria bellezza.
L’edificio presenta una pianta a “C” e si sviluppa su due piani più un attico mansardato, elemento quest’ultimo tipico dello stile “Secondo Impero”. Il nome “mansarda” deriva infatti dall’architetto francese Francois Mansart.
Al piano terreno si trovavano la cappella, un salone, la biblioteca, la sala da pranzo, le cucine e le dispense. Al primo piano le camere da letto e nel piano mansardato gli alloggi della servitù.
Nella seconda Guerra Mondiale…
La vita nella grande villa continuò con ritmi tranquilli fino al settembre 1943: subito dopo l’annuncio dell’armistizio, i Tedeschi presero rapidamente il controllo dell’Italia. Disarmando i militari rimasti senza direttive da parte del Re e degli Alti Comandi. In gran parte del Piemonte le operazioni di disarmo furono condotte dalla 1a divisione corazzata delle SS “Leibstandarte A. Hitler”, uno dei cui reparti si stabilì nella villa.
Gli ampi spazi e la posizione dominante dell’edificio lo rendevano la scelta perfetta per controllare la zona intorno ad Ivrea, ma l’occupazione non durò a lungo. Dopo qualche settimana la divisione tedesca tornò sul fronte orientale, lasciando libera villa Pallavicino, che agli inizi del 1945 fu però occupato dal Comando della divisione alpina Monterosa. Con il progressivo aggravarsi della situazione militare, gran parte dell’unità era stata inviata a difendere i confini delle Alpi occidentali, e ancora una volta villa Pallavicino si dimostrava il luogo migliore per ospitare un comando militare.
In quel periodo, infatti, per i soldati italiani e tedeschi era fondamentale scegliere edifici che garantissero, oltre agli spazi necesari, anche la possibilità di controllare facilmente il territorio circostante. E che non consentissero ai partigiani di avvicinarsi senza essere avvistati.
Alla fine di aprile del 1945 le unità militari italiane e tedesche del Nord-Ovest si riunirono nella zona franca compresa fra Ivrea e Scarmagno per arrendersi agli Americani. La villa fu liberata, questa volta in modo definitivo, dalla ingombrante presenza dei militari.
La villa nel 1995
Nei decenni successivi l’edificio fu abitato da discendenti della nobile famiglia, fino a che, nel 1995, morì la contessa Bianca. La villa, a quel punto, rimase disabitata e fu messa sul mercato, incontrando un certo interesse da parte di vari soggetti. Ma senza che le progettate ristrutturazioni potessero mai andare a buon fine.
Oggi, l’edificio versa in stato di abbandono, privo di arredi e con evidenti danni dovuti al tempo e ai lavori iniziati e mai portati a termine.
L’aspetto generale è ovviamente alquanto sinistro, anche per via del parco che si estende intorno e che rende il luogo decisamente isolato.
La villa e i fantasmi
Ovviamente, non mancano le storie di fantasmi: si racconta che in una delle stanze da letto, dalle pareti azzurre, sia morta una bambina schizofrenica. Forse uccisa dalla madre. E che lo spettro si aggiri per la villa, terrorizzando eventuali curiosi che decidono di recarsi sulla collina in cerca di emozioni.
Secondo alcuni giornali locali, però, una persona non meglio identificata ma definita “vicina alla famiglia” avrebbe detto che le stanze da letto dei bambini si trovavano in un’altra ala dell’edificio. E che quella stanza in particolare era destinata ad accogliere un cugino dei marchesi (ovviamente anche lui titolato).
Altra leggenda dai toni cupi riguarderebbe un’antica profezia sulla fine della famiglia alla quarta generazione. Ma anche in questo caso mancano reali riscontri perché le date non coincidono.
Una presenza più concreta e per qualche aspetto anche più inquietante di qualche possibile fantasma è evidenziata dalla presenza, sui muri interni ed esterni della villa, di scritte di vario genere. Alcune delle quali farebbero pensare a possibili raduni di satanisti.
Altro elemento da segnalare è la presenza, nel parco intorno all’edificio, di un lungo tunnel dalle pareti in cemento. Probabimente costruito come rifugio antiaereo e mai utilizzato. Non risultano infatti cronache, né ricordi popolari, di attacchi aerei da parte degli Alleati sulla zona, probabilmente ritenuta priva di importanza strategica.
Se qualcuno è interessato ad un tour virtuale della villa e del parco, ricordo che in rete (e in particolare su Youtube) ci sono alcuni filmati di buona qualità realizzati da “esploratori” dell’occulto. Che permettono farsi un’idea piuttosto precisa dello stato dei luoghi.
Potrebbe essere un buon modo per conoscere, senza troppa fatica, un piccolo pezzo di storia del nostro territorio.