Il Piemonte è di nuovo in difficoltà. Certo per la recrudescenza della pandemia, ma anche per le soluzioni insufficienti messe in campo dalla Giunta in questi anni. Se alla prima ondata alcune situazioni erano accettabili, ora non lo sono più e serve un cambio di passo radicale.
Sui tamponi molecolari restiamo le cenerentole d’Italia. Ieri, 26 dicembre, il Piemonte ha processato 6.192 tamponi molecolari, a fronte dei 21.471 della Lombardia, dei 12.268 del Veneto, 12.384 dell’Emilia Romagna, 13.224 del Lazio. Ed è stata una giornata bassa per tutti. Togliendo la Lombardia, in media sempre sopra i 50.000 tamponi al giorno, le altre regioni hanno una capacità tra i 25.000 ed i 30.000 giornalieri. Il Piemonte non va mai oltre i 13.000. Chissà quanti sarebbero i contagi in Piemonte se facessimo un numero di tamponi in linea con le altre regioni.

Il sistema di prenotazione dei vaccini sconta gli stessi problemi dell’inizio della campagna vaccinale. Mentre in diverse regioni tutti possono prenotare sulla piattaforma data e luogo, in Piemonte bisogna ancora aspettare l’sms con disomogeneità di servizio nelle diverse ASL.
A tutto questo va aggiunto il problema del ritardo nella somministrazione della terza dose: con migliaia di piemontesi che rischiano di rimanere privi di protezione adeguata o addirittura senza green pass a partire da febbraio. Qui, ai problemi organizzativi (ad esempio la vergogna incredibile di oggi al Lingotto, poiché nessuno ha avvisato che in via Gorizia si partiva coi minori) si sommano quelli relativi alla mancanza di personale. Gli operatori delle ASL non si sono fermati nemmeno il giorno di Natale. Tra poco saremo di nuovo costretti a bloccare le attività ordinarie. E’ evidente che serve più personale medico, infermieristico e amministrativo. Ma è evidente che occorre nuovamente rilanciare l’attività di medici di base, pediatri di libera scelta e farmacisti nella campagna vaccinale. In quale percentuale attualmente stanno aderendo? Il dato non è (più) pubblico. L’ultimo accordo con i MMG è del 10 dicembre del 2021. Serve un’adesione massiccia da parte dei professionisti convenzionati e, nel frattempo, la Regione deve risolvere i problemi che hanno portato nei mesi scorsi molti medici a rinunciare.

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