L’ha preso a pugni sino ad ucciderlo. L’ha colpito con violenza, al volto e al torace in uno dei tanti alloggi all’ultimo piano della comunità psichiatrica «L’Arca» di Volpiano. Poi l’ha lasciato a terra, esanime, e si è seduto in attesa dell’arrivo dei carabinieri,

‘Sono stato io’

“Sono stato io”: questa la sua confessione. Simone Giacomo Farina, italiano di 36 anni, con alle spalle diversi guai con la giustizia e in libertà vigilata con obbligo di permanenza nel centro di via San Benigno, ieri sera ha ammazzato un altro ospite della struttura. Simone Bonfiglio, quarantasei anni, seguito anche lui dalla comunità, centro che si occupa di pazienti psicotici gravi. «L’ho colpito più e più volte. L’ho preso a pugni. Sino a lasciarlo a terra» ha spiegato, più o meno così, ai carabinieri di Chivasso.

Nel 2015, Farina era stato arrestato dai carabinieri, fermato di fronte a un centro commerciale di Carmagnola con una pistola Beretta rubata ad Alba. Voleva introdursi nei camerini delle ragazze immagine durante l’inaugurazione di un negozio.

Si cerca il movente

Il movente dell’omicidio è ancora al vaglio degli investigatori del comando provinciale, che in queste ore stanno ascoltando ospiti e operatori di quella villetta poco fuori Volpiano. Cosa ha sconvolto la quotidianità di quel centro sulla stradina che costeggia la linea ferroviaria per Rivarolo? Forse una banale discussione, di quelle che talvolta nascono tra chi vive nella struttura. Forse uno sguardo torvo, interpretato come una sfida. Forse una frase pronunciata a denti stretti, intesa come un affronto. O anche solo una sigaretta negata, un piccolo dispetto.

A dare l’allarme, ieri intorno alle 22, il personale del centro. Gli operatori hanno trovato la vittima distesa a terra, in stato di incoscienza. Vani i tentativi dei soccorritori del 118 di rianimarla.

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