Settantacinque anni fa nasceva uno dei più grandi musicisti di sempre, stiamo parlando di Lemmy Kilmister, il bassista e cantante dei Mötorhead. Il suo soprannome “Lemmy” (che in gallese significa “caprone”), gli venne dato a scuola dall’età di 10 anni.

Il suo inconfondibile stile ha segnato una generazione di giovani che hanno cercato di imitarlo in tutto e per tutto. La barba ottocentesca, cappello e stivali da cowboy, occhiali da sole e medaglie e simboli prussiani e tedeschi. Ma oltre l’aspetto esteriore, Lemmy aveva un particolare stile nel suonare il basso con il plettro e quegli accordi veloci e graffianti che accompagnavano la sua voce gutturale unica al mondo.

Ricordare oggi Lemmy significa tracciare le gesta di un musicista onnipotente, fatto di irriverenza e non canonicità. Ciò che rese il frontman britannico amato dai fans era la sua personificazione del rock dal suo modo di cantare al suo modo di vivere.

L’uomo dell’eccesso per antonomasia

Lemmy sarà sempre, ovviamente, ricordato come l’uomo dell’eccesso per antonomasia, oltre che per essere stato uno dei bassisti più duri che la scena contemporanea possa mai annoverare: le gesta mitiche, dai tratti spesso surreali e quasi inverosimili, ci accompagnano ormai da tempo, fin dai tempi della sua giovanile militanza degli Hawkwind, passando per i sei mesi on the road con Hendrix e finendo poi nei copiosi annales del suo cerbero a tre teste, i suoi Mötorhead.

Il 26 dicembre 2015, due giorni dopo aver compiuto 70 anni, in seguito ad alcuni test svolti a Los Angeles gli viene diagnosticata una neoplasia in stadio terminale al collo e al cervello. Kilmister muore due giorni dopo, il 28 dicembre.
Fino all’ultimo la parola d’ordine di Lemmy dev’essere stata quella che ne ha caratterizzato l’intera esistenza, ovvero sregolatezza allo stato puro. Eccessivo, spericolato, estremo, anticonformista: tutto questo era Lemmy nella sua più recondita ed eterodossa essenza, un essere perfettamente identificabile con la tradizionale triade sex, drugs & rock’n’roll fino al suo ultimo respiro.

Noi lo vogliamo ricordare così, un frontman fuori dagli schemi, sia sul palco, sia come protagonista della sua mirabolante esistenza. Killed by Death.

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