Sono passati oltre quarantacinque anni dalla strage di Acca Larenzia, ma per la sinistra italiana il tempo sembra essersi fermato. Ogni anno, i soliti tromboni della politica e dell’informazione si sentono in dovere di demonizzare chi osa ricordare quei ragazzi barbaramente assassinati per le proprie idee. È una vergogna nazionale, una ferita aperta che non smette di sanguinare.
Era il 7 gennaio 1978 quando Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta furono ammazzati a sangue freddo davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano. Stefano Recchioni, colpito durante i successivi scontri con la polizia, morì il giorno dopo. Tre giovani assassinati, tre vite stroncate. Eppure, ancora oggi, c’è chi cerca di ridicolizzare, insultare o sminuire il dolore di chi li ricorda.
L’ipocrisia di una memoria a senso unico
La sinistra italiana, autoproclamata paladina della democrazia e della libertà di pensiero, non è mai stata in grado di fare i conti con la propria storia di violenza e intolleranza.
Mentre chiede – giustamente – rispetto per le proprie vittime, continua a demonizzare chi porta un fiore o pronuncia un nome fuori dal coro. Per loro, ricordare Acca Larenzia non è un atto di memoria, ma una provocazione.
Il caso di Sergio Ramelli: un parallelismo scomodo
Lo stesso atteggiamento ipocrita emerge ogni anno anche per Sergio Ramelli, ucciso brutalmente a colpi di chiave inglese. Anche in questo caso, la sinistra preferisce abbassare lo sguardo e cambiare discorso. Troppo scomodo riconoscere che negli anni di piombo ci furono vittime su entrambi i fronti.
Il rispetto per i caduti: un dovere universale
Sciacquatevi la bocca prima di parlare di Acca Larenzia o di Sergio Ramelli. Non avete il diritto di giudicare chi piange i propri morti mentre vi aggrappate ancora a una retorica che giustifica l’odio e la violenza, purché siano rivolti contro chi non si allinea.
La memoria non si cancella, e chi cerca di farlo è complice di quel sangue versato. Chi è stato vilmente ucciso per le proprie idee merita rispetto, senza distinzione di colore politico.
La memoria che sfida l’odio
Chi onora la memoria delle vittime di Acca Larenzia continuerà a farlo, senza vergogna e senza chiedere permesso. Perché i morti non si dimenticano. E perché non si perdonano gli assassini.