“Barriera è terra di nessuno” è ciò che lamentano i residenti da anni, da ben prima del coronavirus. La zona è stata al centro delle polemiche anche nella fase1: assembramenti di immigrati che se ne fregavano delle regole, negozi stranieri aperti anche se non potevano (molti beccati, a dir la verità, e obbligati a chiudere), nonchè le tristemente famose proteste nel corso con gli anarchici che hanno manifestato e le risse tra immigrati per lo spaccio.
Con la riapertura quasi totale, però, di quei controlli e della piccola tranquillità del lock-down non c’è – di nuovo – più traccia. Sono ripresi gli assembramenti nelle piazzette, nelle panchine, è aumentata la presenza dei pusher, i market ancora pieni di gente sul marciapiede e, con tutta questa “normalità”, non potevano mancare le cataste di rifiuti ingombranti lasciati vicini ai cassonetti.
Si, perchè oltre ai vari tossici che fumano crack tra le auto, barriera è tristemente famosa per essere piena di rifiuti, rigorosamente non segnalati all’Amiat per il recupero: dai materassi ai mobili, dagli scatoloni ai suppellettili. Una piaga che sicuramente può essere meno importante delle altre, ma più visibile e che non aiuta chi cerca di togliere dal degrado il quartiere. Dopo il coronavirus ci si aspettava un minimo di controllo “igienico” in più, anche solo per la sanità di tutti. Dovrebbe essere chiaro a tutti del pericolo sanitario di lasciare rifiuti e/o svuotare le cantine in questo modo, ma pare che in barriera non sia così.
Troviamo tante storie in cui chi deve vigilare è solerte, dalle multe ai negozianti ai ragazzi che si baciano. Ma in barriera è tornato tutto come prima, purtroppo. E i cittadini di buonsenso vedono un’altra occasione sprecata.