Settimo Torinese, 4 novembre: si accende la polemica dopo la decisione del Comune di bocciare la mozione per dedicare uno spazio pubblico a Sergio Ramelli, lo studente milanese ucciso nel 1975 per le sue idee politiche.
In risposta, i militanti di CasaPound Italia hanno organizzato una protesta simbolica, rinominando due piazze cittadine con il nome del giovane.
La protesta: “Un atto di memoria negata”
CasaPound ha espresso una ferma condanna contro la Giunta comunale, accusandola di “vigliaccheria politica” e di aver posto un veto ideologico. Secondo il movimento, la decisione non sarebbe basata su motivazioni tecniche, ma su una scelta “settaria e discriminatoria” verso una vittima scomoda.
“La memoria di Ramelli viene negata solo perché fu ucciso da militanti antifascisti”, dichiara CasaPound. “Esistono vittime di serie A e di serie B, a seconda dell’appartenenza politica. È un modo per riscrivere la storia e censurare il dolore di una parte del Paese.”
Chi era Sergio Ramelli
Sergio Ramelli era un giovane studente milanese di 19 anni, militante del Fronte della Gioventù.
Nel 1975 venne aggredito con chiavi inglesi da un gruppo di militanti di estrema sinistra e morì dopo oltre un mese di agonia.
La sua vicenda divenne uno dei simboli più tragici della violenza politica degli anni di piombo, un periodo in cui il confronto tra opposti estremismi lasciò un lungo elenco di vittime.
La prima targa dedicata a Ramelli fu inaugurata a Milano solo nel 2013, dopo decenni di polemiche. Il suo nome è oggi presente in diverse città italiane.
“La memoria non si imbavaglia”
In segno di protesta, nella mattinata CasaPound ha ribattezzato temporaneamente due piazze di Settimo Torinese — quella della biblioteca e quella di fronte al municipio — come “Piazza Sergio Ramelli”.
Un gesto che, secondo il movimento, vuole denunciare l’ipocrisia di un’amministrazione che “si dice democratica ma nega il ricordo di una vittima innocente”.
“Onorare Ramelli significa condannare ogni forma di violenza politica,” sostengono gli attivisti. “Chi nega la memoria sceglie l’odio fazioso del passato.”
Una ferita ancora aperta nella memoria collettiva
Il caso di Settimo Torinese riporta al centro un tema delicato: la gestione della memoria storica in chiave politica.
Sergio Ramelli, come tante altre vittime di quegli anni, resta una figura che divide, ma in ogni caso è un ragazzo che pagò con la vita la libertà di pensiero.






































