Ora che i giochi sono fatti e le liste sono presentate, non sono poche le lamentele attorno alla coalizione che sostiene Damilano. Il candidato che, secondo molti, ce la può fare. O ce la poteva fare, perchè basta parlare con militanti storici, politici di destra o leggere sui vari blog per vedere un palese malumore.
Il centrodestra “civico” torinese ha iniziato a subire le polemiche dai più radicali della destra da quando ha imbarcato gli ex della sinistra. Dopo tante accuse e la tanta voglia di cambiamento, si trovano gli stessi visi che si contestano, ma tra gli alleati. Leghisti ed ex MSI tra piddini/chiampariniani, Calenda, renziani e le madamine “si tav”? Proprio così. Come se questo potesse aiutare una eventuale vittoria, ma nella politica si sa che 1 + 1 non fa sempre 2 e il rapporto rischi/benefici può fare perdere molto imbarcando 1.
Nigra stesso, candidato di sinistra ma “alleato” di Salvini e Meloni ora, lo ha ammesso senza riserve: “Damilano sarebbe stato un perfetto candidato del centrosinistra”.
Damilano sindaco di destra e sinistra, ma i programmi?
Siamo nell’era dei partiti fluidi, molli. Anni in cui l’Alberto da Giussano può ormai urlare “viva l’Italia” da Roma in giù, l’era in cui la fiamma dell’MSI è in un partito che rifiuta chi parla di Pound o Gentile ma apprezza i liberali. Questa è solo l’ennesima conseguenza. E anche i “programmi elettorali” pagano il pegno.
Si vota per tifo, anche se Damilano ha più punti e candidati liberali e di sinistra, viene votato da chi vuole “prima gli italiani”. Solo per partito preso, perchè essere liberali è in contrasto con i confini, perlomeno economici. Programmi quindi che non esistono. Destra e sinistra si mescolano e si confondono. Questo, agli occhi di chi non guarda solo ai numeri, non sta piacendo.
Anche i sondaggi, per quanto poco attendibili, stanno dimostrando che questa strategia non stia pagando. Quindi il punto è uguale all’inizio, a prima delle dichiarazioni “sinistre” del candidato di destra. Pare ancora una vittoria al primo turno con una sconfitta al ballottaggio. Allora non valeva la pena aprire anche a destra, anzichè eliminare candidature più radicali?
Un altro “problema” è che anche gli industriali torinesi si sono dichiarati delusi dei primi incontri con Damilano. Ennesimo grande rischio perchè, si sa, dagli umori dell’Unione Industriale si muovono tante cose. E se preferiscono addirittura Lorusso, è tutto detto.
Probabilmente secondo i “politici di professione” della destra, gli elettori non-sinistri voteranno comunque per Damilano. Perlomeno per evitare altri anni giallo-rossi. Bisogna però riflettere sul fatto che non ci sia alcun candidato che possa essere di riferimento all’area cosidetta “sovranista“, che a Torino può contare su qualche migliaio di voti. Un 1/2% che rischia di finire in astensione o in voti di protesta, che si trascinerà altri voti, altri passaggi e farebbero svanire la fantomatica “prima volta” del centrodestra alla guida di Torino.
Se così sarà , la destra dovrà attuare il prima possibile un cambio generazionale, perchè l’inconcludenza dei referenti cittadini sarà palese. E a Torino serve gente con le palle, almeno da quello che si evince dalla rabbia della destra storica, identitaria e tradizionale della città .







































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