Abbiamo intervistato Nico Drago, titolare del bar Piazzi in via Piazzi 28, a Torino in zona Crocetta. Da giorni dorme accanto al suo Dehor e ha iniziato lo sciopero della fame. La sua protesta è contro le restrizioni, che da più di un anno riguardano soprattutto bar e ristoranti. Ne avevamo già parlato qui.
“Sono quattro giorni che dormo in tenda canadese – ci dice Nico -, da un anno ci hanno tolto la nostra libertà e la voglia di fare impresa. “Siamo nella stessa situazione di un anno fa, cosa hanno fatto questi politicanti? Ad oggi ho accumulato 20mila euro di debiti. Non con lo Stato, a cui ho pagato sempre le tasse, ma con parenti e amici che mi danno una mano. É arrivata l’ora di farci sentire”. Poi aggiunge: “sono delusissimo da queste istituzioni. Hanno abbandonato il vero tessuto sociale che tiene in piedi il Paese, ovvero le Partite Iva. Non é vero che siamo Fratelli d’Italia e la legge non è uguale per tutti”.
Sciopero della fame e dorme nel dehor, altri imprenditori si uniscono alla protesta
Insieme a Nico si è unito nella protesta Luca Raiteri, un ragazzo di 25 anni, titolare di un bar e di un ristorante a Torino. “Il ristorante l’ho chiuso a Ottobre, mentre il bar l’ho dovuto trasformare in pizzeria vista la situazione. Fra Smart Working e scuole chiuse io non ho però incassato nulla. Lotto a 25 anni per le mie idee – aggiunge – e mi trovo sommerso dai debiti”.
Il messaggio finale di Nico “azzerateci i debiti del 2020 e 2021, con un anno di pace fiscale. E soprattutto fate uscire le persone”. Sugli aiuti dello stato: “è stata solo elemosina, con perdite dell’80% ci hanno dato solo elemosina”.
Con Nico e Luca fa sentire la sua voce anche Vincenzo Vita, che ha visto fermarsi in questo anno il proprio lavoro. Il noleggio con conducente (Ncc) ha seguito il mercato: “noi possiamo lavorare si, ma se è tutto bloccato chi portiamo? Intanto le spese di assicurazione e bollo e patente rimangono immutate”. E i ristori? La risposta anche qui é tristemente scontata: “insufficienti”.
La loro battaglia continua. A loro si sono aggiunti in una analoga protesta anche i titolari di un bar in corso Peschiera. Nell’attesa che qualcuno ascolti il loro grido di dolore.
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