Ieri sera, anche se i protagonisti dicono il contrario, la prima uscita “di piazza” di Paolo Damilano non è andata bene. Salvini a Torino che, nonostante la città sia da sempre “rossa” ha avuto in passato occasioni di piazze piene, non ha coinvolto i cittadini normali.

Per carità: sono sempre state portate 500 persone (dichiarate dalla Questura) di giovedì sera. Cosa sicuramente non da tutti. Ma se si contano i candidati di Torino e provincia, nonchè delle circoscrizioni, il conto è presto fatto. In piena campagna elettorale i candidati devono essere presenti e va da sè che in piazza Solferino ci sia stata ben poca società civile. I comizi da migliaia di persone che hanno portato la Lega al 20% sono ormai un ricordo.

La colpa è solo quella di stare al governo con PD e 5 Stelle? (spoiler: no)

Quelli che non capiscono le operazioni politiche e che contestano esclusivamente questo sono sicuramente rumorosi, ma non sono la maggioranza. Sulla città di Torino Salvini paga una situazione di stallo da molto tempo. Sempre gli stessi nomi, mai una mossa di coraggiosa. Anche gli eletti si limitano ad amministrare e basta, nessun personaggio politico che spicca. Nessun Buonanno (RIP), Zaia, Fedriga o simili. Se è vero che sul nazionale ci possono essere problemi, sul locale questi possono essere risolti col buon lavoro. Tant’è che dove ci sono validi amministratori la Lega regge nei sondaggi.

Una circostanza che si riflette sul candidato del centrodestra Damilano. Dipinto come “risorsa” il fatto di candidare un imprenditore, ma nella realtà un’ammissione di fallimento della politica. A cosa serve fare politica, se le risposte e i cambiamenti li devono poi dare rappresentanti della società civile? Un candidato che, ricordiamo, ha aperto più alla sinistra che alla destra.

Chiusura totale ai movimenti dei quartieri

La città è fatta da chi la vive. E certamente per un partito “popolare” come la Lega, che per la prima volta riempie le liste anche di non tesserati, è una sconfitta non avere tra i candidati i membri dei comitati cittadini. O, almeno, quelli più marcatamente di destra. Alcuni se li è accaparrati Fratelli d’Italia, in questa “sfida” interna al centrodestra, ma l’aut aut dato dai dirigenti e, pare, anche dallo stesso Damilano, sulle personalità più “sovraniste” ha allontanato il cittadino da Salvini a Torino. Perchè alla gente dei quartieri piacciono gli slogan, ma si fida soprattutto di chi li aiuta tutti i giorni.

Anche il candidato Paolo Damilano, oltre al suo discorso, nulla. Non un giro nella piazza, niente strette di mani o selfie. Lontano dalla gente. Un atteggiamento non troppo gradito dagli stessi presenti sottopalco, che hanno storto il naso per il suo atteggiamento.

Nessuna donna sul palco

Non è passata inosservata l’assenza di donne sul palco. Ci sono donne in Parlamento candidate per il consiglio comunale che non sono state invitate sul palco. Elena Maccanti, da sempre in prima linea per la Lega, era infortunata al piede. Ma perchè nessun’altra donna ha potuto avere l’onore/onere del palco? Roba che ha acceso una polemica alla fine del comizio. In questi tempi è fondamentale mostrare le proprie quote rosa e la Lega, che fortunatamente le ha ed anche di qualità, perchè non le fa parlare? Cosa che, tra l’altro, Salvini stesso ritiene importante negli eventi nazionali.

Tutti questi malumori possono essere la risposta alla domanda nel nostro titolo. E nel “derby del centrodestra” tra FdI e Lega (che i protagonisti negano ma è palese che ci sia), a Torino stanno giocando tutti malissimo. E la cosa preoccupa Damilano. Ma forse ormai è tardi.

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