Il 7 gennaio (ovvero la “nascita” del tricolore) è una delle feste più dimenticate dal periodo postbellico, forse anche la più snobbata. Al pari del 4 novembre, ovvero della vittoria italiana nella “Grande guerra”, che non piace all’ambiente radical chic nostrano.

Per vedere la prima volta il tricolore sventolare sul suolo italiano, bisogna fare un salto nel 1797. Proprio il 7 gennaio venne ufficializzata la bandiera della Repubblica Cispadana. Era composta da tre bande orizzontali rosso, bianco e verde in quest’ordine, e con apposto al centro lo stemma istituzionale.

Il tricolore di oggi

Per vedere i colori della bandiera attuale bisogna aspettare fino al 1798 con la bandiera della Repubblica Cisalpina, che comprendeva i territori di Emilia-Romagna, Lombardia e parte di Veneto e Toscana, con capitale a Milano.
La variante del Secondo Reggimento d’Usseri presentava al centro della banda bianca un fascio littorio e intorno tanti triangolini tricolori.

Dopo l’unità d’Italia viene apposto al centro lo stemma dei Savoia, la casa regnante fino al 1946.
Durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana venne aggiunta un’aquila argentea, simbolo della Repubblica Romana. Con tra gli artigli un fascio littorio dorato, simbolo dell’unità del popolo, la libertà e l’autorità intesa come potere legale. Infatti era usato anche come insegna dai magistrati aventi potere di presiedere processi, giudicare e sentenziare i processi.

Dal 1946 e tutt’ora la bandiera è rimasta senza simboli ad arricchirla, come sancisce l’articolo 12 della costituzione.
“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.

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