Alcuni tatuaggi sono fatti per restare celati allo sguardo, ma neanche il più nascosto può sfuggire alla tecnologia infrarossa: utilizzando scanner capaci di vedere in questa lunghezza d’onda, alcuni archeologi hanno scoperto decine di tattoo disseminati sul corpo di mummie egizie di donne, vissute nel villaggio egizio di Deir el-Medina 3000 anni fa. Anche se l’identità di queste pioniere della body art non è nota, si pensa appartenessero al gruppo di artigiani che costruirono e decorarono le tombe delle vicine necropoli delle Valli dei Re e delle Regine.
Anne Austin e i colleghi dell’Università del Missouri a St. Louis hanno illustrato la scoperta nel corso del meeting annuale dell’American Schools of Oriental Research, il 22 novembre 2019. I tatuaggi sulle mummie egizie non sono una novità, per gli archeologi, ma sono comunque piuttosto rari: finora erano stati osservati su sei corpi soltanto, in oltre un secolo di scavi in diversi siti archeologici.
Il lavoro sui resti di Deir el-Medina è iniziato nel 2014, con il ritrovamento di una serie di disegni sul corpo mummificato di una donna: non semplici decorazioni ma, appunto, tatuaggi. Quell’episodio ha scoperchiato un vaso di Pandora: grazie all’ausilio della fotografia infrarossa, che consente di analizzare i reperti in lunghezze d’onda non visibili ad occhio nudo, è stato possibile scoprire tatuaggi sul corpo di altre mummie, sempre di donna, arrivando a un totale di sette tra il 2016 e il 2019.
La mummia più tatuata reca una trentina di decorazioni in varie parti del corpo, compresi alcuni disegni a forma di croce sulle braccia. La maggior parte dei simboli si trova in zone non coperte dai vestiti, ed è stata realizzata da una seconda persona: lo si intuisce dalle posizioni “scomode”, sul collo, sulla schiena, dietro le spalle. Abbondanza e significato dei tattoo farebbero pensare a una donna impegnata in un ruolo religioso, forse una guaritrice. Una seconda mummia sfoggia un tatuaggio che ricorda un occhio umano (simbolo di protezione nell’Antico Egitto) oltre alle sagome di due babbuini seduti ai lati opposti del collo.
La scoperta confuta l’ipotesi che i tatuaggi femminili avessero, nell’Antico Egitto, un significato sessuale o legato alla fertilità. I disegni sembrano piuttosto connotare il ruolo che le donne ricoprivano nella società, la loro identità pubblica. E non è detto che questa fosse l’unica ragione dietro alla scelta di tatuarsi. Forse le decorazioni avevano uno scopo protettivo, forse una pura valenza estetica: i motivi possono essere diversi, come per noi oggi. Per un’altra mummia non egizia – Ötzi – che di tattoo ne ha ben 61 – la pratica aveva probabilmente a che fare con la salute, come in un’antica forma di agopuntura.