Non sarà una manifestazione come le altre. Giovedì 29 maggio, alle ore 20.45 in piazza Foroni, Barriera di Milano alzerà la voce. Non solo con striscioni, ma con la presenza concreta di residenti, commercianti e comitati che da anni convivono con insicurezza, spaccio e degrado urbano.
A organizzare la marcia è un gruppo eterogeneo di cittadini che ha deciso di dire “basta” a una situazione che da troppo tempo sembra fuori controllo. Tra i promotori, Matteo Rossino, Giulia Magro, Alberto Barona e altri attivisti noti per il loro impegno civico nei quartieri torinesi.
Una protesta che nasce “dal basso“
Non ci sono sigle ufficiali dietro questa mobilitazione, né partiti né movimenti. Solo cittadini. Alcuni hanno attività commerciali, altri sono genitori preoccupati, pensionati, studenti. Tutti hanno in comune una cosa: vivono Barriera ogni giorno, e sono stanchi di vedere il quartiere perdere la propria identità.
“Tra accoltellamenti e omicidi, siamo arrivati a un punto di non ritorno”, affermano gli organizzatori. “La situazione è nota a tutti, ma troppo spesso si gira lo sguardo altrove. Noi non lo faremo più.”
Dalla “piccola Manchester” alla cronaca nera
Barriera di Milano ha una storia complessa, fatta di fabbriche, migrazioni e rinascite. All’inizio del ’900 era chiamata “la piccola Manchester” per l’elevata concentrazione industriale. Un quartiere operaio, vivo, pulsante, che ha accolto generazioni di lavoratori.
Negli ultimi anni, però, le cronache parlano soprattutto di spaccio, risse, microcriminalità e degrado urbano. A farne le spese sono i cittadini onesti, che ora vogliono farsi sentire.
L’obiettivo della manifestazione è riaccendere i riflettori su una parte della città spesso dimenticata, e chiedere con forza azioni concrete: più controlli, più pulizia, più attenzione da parte delle istituzioni. “Non vogliamo andarcene da casa nostra – spiegano i promotori –. Vogliamo che Barriera torni ai torinesi, a chi l’ha costruita con fatica e passione.”
Non solo protesta, ma partecipazione attiva
L’iniziativa del 29 maggio vuole anche essere un segnale positivo: la cittadinanza è viva, non rassegnata. Uscire in strada, manifestare pacificamente, è un modo per riprendersi gli spazi pubblici e creare una rete tra chi, ogni giorno, resiste.
“Non servono promesse elettorali né slogan vuoti. A Barriera serve ascolto, presenza e coraggio“. E il primo passo arriva proprio dai suoi abitanti, uniti non contro qualcuno, ma per qualcosa: una città più sicura, più giusta, più viva.
