(Adnkronos) – Arriva dall’Università di Siena la scoperta di nuove possibili strategie di trattamento personalizzato del diabete mellito di tipo 1, che potrebbero portare a migliorare la diagnosi e la gestione della malattia. Il team di ricercatori guidato dal Francesco Dotta, professore ordinario di Endocrinologia all’ateneo senese e direttore della Uoc Diabetologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Siena, ha infatti pubblicato sulla rivista 'Cell Reports Medicine' il risultato di uno studio finanziato dall’Unione europea nell’ambito del progetto Innodia e dal ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Centro nazionale 'Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a Rna'. Utilizzando una tecnologia avanzata di sequenziamento dell’Rna, che necessita di pochi microlitri di sangue – riporta una nota – i ricercatori senesi hanno individuato un gruppo di microRna circolanti che potrebbero diventare preziosi strumenti diagnostici e prognostici per la malattia. "I microRna – commenta Guido Sebastiani, professore associato di Medicina di laboratorio all’Università di Siena e primo autore dello studio – sono piccole molecole di Rna che regolano molti processi biologici, collegate all'insorgenza e alla progressione del diabete mellito di tipo 1. In questo lavoro abbiamo analizzato i microRna presenti nel sangue di un ampio gruppo di persone affette da questa malattia, rivelando un insieme di microRna derivanti da una specifica regione del cromosoma 14, nota come 14q32, e che è anche associata al rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 1". Questi microRna – si legge – hanno permesso di identificare due sottogruppi di persone con diabete mellito di tipo 1, chiamati cluster A e cluster B. Analisi successive su un altro gruppo di persone con diabete mellito di tipo 1 hanno confermato questa distinzione. In particolare, le persone appartenenti al Cluster B, che presentano un'espressione aumentata di un gruppo specifico di microRna, mostrano un miglior controllo della glicemia e un profilo immunologico del sangue diverso. "La ricerca – sottolinea Dotta – ha identificato potenziali biomarcatori che potrebbero cambiare il modo in cui comprendiamo e trattiamo il diabete di tipo 1. Questa scoperta, unita all’evidenza che anche il diabete mellito di tipo 1 è una malattia eterogenea, offre speranza per terapie più mirate e personalizzate e quindi per un migliore trattamento della malattia nel prossimo futuro. Sottolineo inoltre che, a oltre un secolo dalla scoperta dell’insulina, a oggi l’unica terapia possibile nei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1, si stanno finalmente sviluppando strategie terapeutiche mirate a proteggere le cellule beta del pancreas, bloccando quelle cellule del sistema immunitario responsabili della comparsa della malattia". Un primo farmaco, un anticorpo monoclonale diretto contro i linfociti T, è già stato approvato dalla statunitense Food and Drug Administration – conclude la nota – In questo contesto, attraverso un approccio di medicina personalizzata, specifici microRna circolanti possono rappresentare degli ottimi candidati per identificare quei sottogruppi di pazienti da trattare con la strategia terapeutica più adatta. La scoperta del gruppo di ricerca dell’ateneo di Siena suggerisce che i microRna circolanti possono essere misurati tramite un semplice prelievo di sangue periferico, in modo da identificare due sottogruppi distinti di individui con diabete mellito di tipo 1, ciascuno con caratteristiche immunologiche e cliniche specifiche. Da qui possono derivare nuove strategie di trattamento personalizzate, migliorando sia la diagnosi che la gestione della malattia. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)