(Adnkronos) – Neurochirurghi addestrati come astronauti. In grado di affrontare situazioni di stress senza perdere la calma e la reattività. Garantendo il massimo della sicurezza per il paziente. E' il progetto Astro-Nets, Astronauts for Neurosurgery Training Scheme, dell'Istituto neurologico Carlo Besta di Milano, che sarà presentato martedì 23 gennaio. Un evento che vedrà anche la partecipazione dell'astronauta Paolo Nespoli. "Questo esperimento nasce al Besta", spiega all'Adnkronos Salute Alessandro Perin, neurochirurgo dell'Irccs e direttore scientifico Besta NeuroSim Center. "Ci siamo chiesti: perché i piloti e gli astronauti hanno delle procedure codificare per la sicurezza, hanno check list, e noi neurochirurghi no? Come loro svolgiamo un'attività ad alto rischio, con un tasso di complicanze del 14%, e siamo bersagliati anche dalle denunce. Da questa riflessione nasce Astro-Nets, un addestramento d'eccellenza che 'copia' quello dei piloti e degli astronauti, ma è pensato per i giovani specializzandi, 10 (3 donne e 7 uomini), che per un anno di metteranno alla prova con simulatori, teamwork, prove di stress". Dietro questa nuova tappa del Besta c'è il progetto Aeneid (Academy for European Neurosurgical Excellence through Innovation and Diversity), che consente di ottenere una vera e propria 'patente' per i giovani neurochirurghi e di possedere un adeguato bagaglio di conoscenze teoriche e pratiche con utilizzo di simulatori chirurgici 3D 'ad haptic feedback'. Oggi Astro-Nets è un'ulteriore evoluzione di Aeneid grazie alla collaborazione del team di esperti dell'azienda Deep Blue, la Fondazione Heal e con l'università degli Studi di Milano dalla cui Scuola di specializzazione arrivano i giovani neurochirurghi. "Per la prima volta – illustra Perin – sarà insegnato agli specializzandi, che oggi non vengono formati su questo, come affrontare situazioni a rischio, ad alto stress, e come gestire i conflitti in un team. Ma non solo: in questo esperimento, che durerà un anno, i neurochirurghi verranno sottoposti ad una prova che fanno anche gli astronauti che vengono portati nelle grotte e si monitorano diversi fattori tra cui anche la privazione del sonno. Noi li porteremo in montagna per sottoporli ad alcune prove simili a quelle degli astronauti". L'adesione al progetto Astro-Nets è su base volontaria e gratuita.  "Perché quando prendiamo un volo nessuno si informa su chi è il comandante e cosa ha fatto nella vita? Perché c'è un sistema formativo e di qualità che ci fa stare tranquilli sulle capacità del pilota – sottolinea Perin – Ebbene, questo dovrebbe accadere anche quando una persona si deve operare, invece spesso si cercano informazioni sul web o sui social. Allora il nostro esperimento vuole armonizzare il sistema e creare un processo di validazione per i neurochirurghi in formazione oggi, ma futuri chirurghi in reparto domani, per cui un paziente si affida ad un operatore certo delle sue abilità".  "Deep Blue ha una grande esperienza nel settore dell'aviazione e nel mondo dello spazio – afferma Vanessa Arrigoni, lead consultant e trainer Deep Blue – Abbiamo seguito progetti di formazione in questi campi sviluppando l'approccio che hanno i piloti. Ora con Astro-Nets vogliamo prendere spunto da questo lungo e proficuo lavoro per iniziare a costruire una cosa simile per i giovani neurochirurghi. Spesso iniziano la specializzazione passando dal libro all'ospedale e questo li destabilizza. Si ritrovano a dover fare un lavoro in équipe, ma non ne hanno esperienza e non c'è un percorso strutturato con obiettivi specifici. Poi dipende molto dal medico-tutor che si ha la possibilità di frequentare. Non c'è nulla di standardizzato come invece accade, ad esempio, nel settore dell'aviazione". La collaborazione di Deep Blue nel progetto Astro-Nets, continua Arrigoni, "punta a guidare questi giovani neurochirurghi nella crescita, parlando con i ragazzi che spesso ci dicono che 'tutti si aspettano che noi sappiamo fare tutto, ma noi non sappiamo fare nulla'. Mentre quello che dovranno fare è un apprendimento positivo che aiuta a non soccombere alla frustrazione di un nuovo lavoro. Il progetto è diviso in fasi, abbiamo intervistato tantissime persone per capire i bisogni e i punti critici, elaborare un percorso formativo, strutturato e misurabile. Cerchiamo di aiutarli nelle competenze di teamwork, un punto su cui non sono preparati. E poi – conclude – la comunicazione con il paziente, un rapporto delicato che imparano sul campo, mentre invece è possibili allenarsi anche su questo".   —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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