(Adnkronos) – Il fattore Russia potrebbe incidere, e non poco, sulle sorti della sfida tra Iran e Israele, scatenata dal raid su Damasco e che, dopo l'attacco scenografico, condotto dalla Repubblica islamica sullo Stato ebraico, rischia ora di accendersi ancora di più considerate le minacce di nuova rappresaglia arrivate da Tel Aviv. A oltre due anni dall'invasione dell'Ucraina, infatti, l'alleanza tra Teheran e Mosca si è rafforzata fino a diventare una partnership strategica che potrebbe rivelarsi un elemento per nulla trascurabile da Israele, che medita vendetta. "Siamo pronti a utilizzare un'arma mai usata prima in caso di aggressione israeliana", ha minacciato il portavoce della Commissione per la Sicurezza Nazionale del Parlamento iraniano. La svolta nei rapporti tra Russia e Iran è avvenuta nel 2022, quando gli ayatollah decisero di entrare nel conflitto ucraino dalla porta laterale, accettando di fornire migliaia di droni e missili a Mosca, che a sua volta – scrive il Washington Post, citando funzionari dell'intelligence ed esperti di armi statunitensi, europei e mediorientali – ha acconsentito di vendere al suo alleato jet da combattimento avanzati e tecnologia di difesa aerea, risorse che potrebbero aiutare Teheran a rafforzare le sue difese contro qualsiasi eventuale raid da parte di Israele o degli Stati Uniti, trasformando la Repubblica islamica in un avversario molto temibile. Questa cooperazione, che vede al centro la coproduzione di droni per uso militare in Russia, sta portando benefici sostanziali per entrambi i Paesi, elevando allo stesso tempo lo status dell'Iran da alleato minore a partner strategico. "Non è più la dinamica fornitore-cliente in cui la Russia detiene tutto il potere – ha affermato Hanna Notte, direttrice del Programma di non proliferazione dell'Eurasia presso il James Martin Center for Nonproliferation Studies – Gli iraniani stanno ottenendo benefici da questo cambiamento. Si è andati oltre il semplice ottenere cose. C'è il trasferimento di conoscenze, ci sono guadagni immateriali". Funzionari dell'intelligence hanno rivelato ad esempio di accordi negoziati in segreto per fornire all'Iran i Su-35, uno dei cacciabombardieri più potenti della Russia che cambierebbe il volto dell'Aeronautica iraniana, che consiste principalmente in aerei statunitensi e sovietici ricostruiti risalenti a prima del 1979. Non ci sono prove pubbliche che i Su-35 siano stati consegnati e, secondo un funzionario dell'intelligence statunitense, potrebbe essere a causa di un ritardo nei pagamenti da parte dell'Iran. La Russia si è anche impegnata a fornire assistenza tecnica ai satelliti spia iraniani. Dal punto di vista difensivo, inoltre, la Repubblica islamica cerca da tempo le migliori batterie missilistiche antiaeree della Russia per proteggere i suoi impianti nucleari e militari da un possibile attacco. Nel 2007, Teheran stipulò un accordo per l'acquisto del sistema antiaereo russo S-300, ma Mosca ritardò la fornitura delle armi a causa delle pressioni degli Stati Uniti e dell'Europa. Il divieto autoimposto è terminato nel 2016 e gli S-300 iraniani sono diventati operativi nel 2019. Da allora l'Iran ha cercato di acquistare il sistema S-400, alcune varianti del quale sono dotate di radar in grado di annientare la tecnologia 'stealth' utilizzata dai moderni aerei da guerra, anche se non è noto se Mosca si sia mossa per fornire questo tipo di batterie. Anche Mosca sta raccogliendo benefici dalla collaborazione. Oltre alle migliaia di droni procurati dall'Iran, alla fine dello scorso anno – secondo i funzionari dell'intelligence a conoscenza dell'affare – la Russia ha acquistato altri asset militari per un valore di circa 2 miliardi di dollari, compresi i sistemi difensivi anti-droni che sono diventati una priorità assoluta per i generali russi in Ucraina. L'Iran ha concordato separatamente di vendere alla Russia missili terra-terra e, secondo una nuova valutazione dell'intelligence, dovrebbe iniziare a breve il trasferimento delle armi. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)