Due macelli clandestini la cui carne era destinata alla festa musulmana del sacrificio uno in via case sparse a Mappano e l’altro analogo a Buriasco in regione Canali. In totale 30 denunciati.
A Mappano stavano per essere macellati clandestinamente centinaia di ovini e caprini in occasione della festa musulmana del Sacrificio, iniziata venerdì 31 luglio 2020. Proprio in quel giorno i carabinieri della compagnia Torino oltre Dora in collaborazione con i colleghi del nucleo antisofisticazione sanità (Nas) e del gruppo forestale si sono recati sono intervenuti in via case sparse denunciando il titolare, un imprenditore italiano di 64 anni, per macellazione clandestina, uccisione di animali, ricettazione, abbandono di rifiuti e porto di armi, in quanto è stato sorpreso mentre macellava gli animali senza alcun rispetto delle norme igienico-sanitarie relative alla macellazione e allo smaltimento di animali morti.
In concorso all’imprenditore sono stati denunciati 25 maghrebini in quanto avrebbero partecipato alla macellazione abusiva dei capi di bestiame.
Trovate e sequestrate nel mattatoio clandestino 26 capre, di cui due rubate, 106 pecore, un toro, trovato un asino e una valigetta con all’interno 10 utensili (coltelli e forchettoni) utilizzati per la mattanza degli animali i capi di bestiame. I capi di bestiame sono stati in custodia all’imprenditore e il servizio veterinario dell’Asl To4 ha provveduto alla rimozione delle carcasse e delle parti sezionate degli ovini e caprini rinvenuti nel macello clandestino.
Anche a Buriasco nello stesso giorno un altro macello è stato scoperto in regione Canali dove il titolare dell’attività è stato denunciato per macellazione clandestina, tre (che hanno dichiarato di avere partecipato alla macellazione) per uccisione di animali e in totale venti persone sono state identificate in un blitz di carabinieri forestali, carabinieri di Villafranca Piemonte e veterinari dell’Asl To3. Le carcasse sono state sequestrate e poste nella cella frigorifera dell’azienda, con i sigilli, in attesa che la magistratura ne autorizzi lo smaltimento a carico del proprietario dell’allevamento.