Il Coordinamento Nazionale delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione (Fsi-Usae), ha preso atto e stigmatizzato la bozza della legge di bilancio diffusa ieri e delle norme agli art. 65 e 66. La prima prevede un incremento del ventisette per cento dell’indennità già previste dal Ccnl per i medici, e la seconda l’istituzione di una indennità infermieristica dentro la contrattazione collettiva nazionale 2019-2021 del comparto sanità.
La posizione del Fsi-Usae
“Qui nessuno vuole disconoscere il valore di medici e di infermieri ma quelle norme sono un pugno in un occhio alle altre professioni”. E’ questa la dichiarazione di Tania Santi per il Fsi-Usae, che aggiunge: “il Governo, ancora una volta, si dimostra ignorante delle Leggi dello Stato. È una vergogna. La sanità non è fatta di palazzi e macchinari, ma non è fatta nemmeno dai soli medici ed infermieri. La sanità è fatta da tanti professionisti che dentro gli ospedali e sul territorio prestano la loro opera. Ci sono altre 20 (venti) Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione, della Prevenzione e delle Ostetriche che meritano il rispetto del Governo e che, invece, oggi non sono state minimamente considerate”.
Le richieste
“Noi chiediamo per tutte queste professioni la riclassificazione giuridica, la possibilità di fare carriera e la dirigenza. Con buona pace per il Governo la risposta che ci viene data non può essere un pugno negli occhi: una rivalutazione delle indennità per i medici ed una mancetta per i soli infermieri. Chiederemo al Parlamento di intervenire e modificare la norma”.