Come si sta muovendo l’Europa per far fronte alla crisi energetica?

In questo momento la discussione è principalmente su due temi. Uno interessa molto l’Italia ed è il Gas. L’ambientalismo estremista di sinistra vorrebbe vietare anche questa fonte perché la sua combustione produce Co2, oltre ad essere di per sé pericoloso per ciò che riguarda gli effetti sull’atmosfera. In Italia abbiamo una rete di distribuzione che raggiunge oltre il 90% delle case, sia per le cucine sia con una caldaia per il riscaldamento. Fare a meno del metano sarebbe allucinante. L’Italia è il terzo importatore globale di gas metano.

Si vaneggia sull’utilizzo dell’idrogeno. Ma quest’ ultimo da un punto di vista tecnico non può utilizzare il sistema di distribuzione del metano. Ragionevolmente la commissione considererà il Gas una fonte di transizione verso qualcosa di più pulito. La discussione è aperta su quanto possa durare questa transizione. Si parla di 2035/2050.

Qual è la sua posizione sul nucleare?

A prescindere di ciò che uno possa credere sul nucleare, se si vogliono raggiungere gli obiettivi posti dalla Commissione Europea, si dovrebbero installare 100 centrali nucleari sul suolo Europeo nel giro di 5 anni. Considerando anche che, con la transizione ecologica in atto, il fabbisogno energetico aumenterà considerevolmente.
L’Europa è lontanissima dagli obiettivi prefissati: Belgio, Germania e Polonia hanno in funzione ancora moltissime centrali a carbone (le più inquinanti in assoluto).

Sicuramente una centrale nucleare da un punto di vista di inquinamento atmosferico offre vantaggi non comparabili rispetto ad una centrale a carbone o a gas.
Il nucleare è un argomento molto divisivo in Europa: la Francia è molto favorevole, la Germania no. I Verdi Tedeschi hanno un’opposizione ideologica molto forte. E’ probabile che gli stati membri non riescano a trovare una posizione condivisa sul tema. Anche se l’Europa dovrebbe prendere posizione. Il Nucleare resta l’unica opzione per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica.

Quali sono i principali problemi che dovremo affrontare?

Bisogna distinguerne due: l’aumento dei costi energetici non è ancora (e sottolineo ancora) legato alla transizione ecologica. La domanda non è ancora così forte.
Inoltre più andremo avanti con le auto elettriche e con l’elettrificazione, più la percentuale di energia ricavata dalle fonti rinnovabili scenderà di conseguenza.
Serviranno grandi investimenti. Il Ministro Cingolani ha previsto un aumento della produzione elettrica pari ad 8 Gigawatt annui. Ma resto molto scettico. Per quanto riguarda l’energia eolica e quella solare, le perplessità rimangono in merito alla controllabilità di tali fonti e allo stoccaggio dell’energia prodotta. L’aumento dei costi dell’energia allo stato attuale è però dovuto alle tensioni geopolitiche con la Russia.

La stragrande maggioranza del Gas proviene da territori controllati dal Governo Russo. Putin tiene in scacco l’Europa.
A medio termine il problema più grosso sarà aumentare la percentuale di energia prodotta tramite fonti green. Nessuno sa offrire un’alternativa al nucleare che possa risolvere tale Gap per i prossimi 10-15 anni. Nel prossimo quindicennio sono sicuro che si svilupperanno nuove tecnologie grazie all’idrogeno o alla fusione nucleare. Allo stato attuale non vi sono però alternative al gas o alla fissione.

Politicamente parlando poi non si capisce la chiusura della Commissione Europea verso il Nordafrica. Il progetto era ambizioso: utilizzare l’energia solare prodotta in Marocco realizzando una linea elettrica in grado di alimentare in modo pulito le reti italiane ed europee. Non si capisce la direzione che le istituzioni europee vogliano intraprendere. La radice di tutti i mali è una politica estera non comune.

Sostanzialmente l’Europa ha posto come obiettivo l’azzeramento delle emissioni entro il 2050, ma non ha ancora una strategia chiara su come riuscirci?

L’Europa si pone degli obiettivi incredibili. Ma occorre far notare alla Commissione come non siano state raggiunte neanche le condizioni predeterminate dall’Accordo di Parigi. E’ come se ad un atleta che non riesce a saltare un metro e cinquanta si alzasse l’asticella fino ai due metri e quaranta. Non ha alcun senso. Da imprenditore posso dire che al momento non si sta andando da nessuna parte. Tutti hanno l’idea di fare qualcosa per l’ambiente, ma ancora non si è deciso su come farlo.

Come giudica l’operato della Commissione Europea?

Sta lavorando molto, ma non è stata ancora in grado di spiegare come intende arrivare agli obiettivi che si sta prefiggendo. C’è molta confusione. A livello delle tecnologie, se si vuole ridurre in maniera consistente il livello di C02 immesso in atmosfera l’unica soluzione resta il nucleare. Però qui il dibattito diventa esclusivamente politico: è una decisione che può non piacere a tutti, soprattutto per ciò che riguarda l’individuazione dei siti di stoccaggio delle scorie. Confido in una strategia a lungo termine, grazie a nuove tecnologie.

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